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Giù le casette dei poveri cristi, ma restano le speculazioni

Opinionista: 

In queste settimane nel Nostro Posto si sente parlare spesso di abusivismo. O meglio leggiamo di abbattimenti che si susseguono. Nei giorni scorsi sono stati abbattuti a Secondigliano il bagno e la cucina “speciali” costruiti, senza licenza, dal padre di un giovane disabile. A Terzigno sono state tirate giù 14 case comprate da persone in buona fede (qualcuna addirittura dal Tribunale!) che non sapevano vi fossero dei vizi nelle concessioni edilizie. A Pianura stanno per arrivare le ruspe per distruggere alcune casette costruite negli anni ‘90 e passate di mano in mano senza che lo Stato dimenticasse mai di incassare le relative imposte, ma che ora si scopre essere anche loro irrimediabilmente “viziate”. Insomma si abbatte, ma la mano della legge poi colpisce solo l’abusivismo di necessità. I romani dicevano “dura lex, sed lex”, ma è davvero così? O prevale la logica del debole coi forti e forte coi deboli? Vanno giù le casette dei povericristi, mentre le grandi speculazioni immobiliari continuano a galleggiare sulle zattere dei cavilli e delle mille azioni giudiziarie dilatorie. In pratica, lo Stato certifica la sua intransigenza colpendo, ovviamente random, chi ha meno possibilità di difendersi. Intendiamoci, non voglio certo agitare la bandiera della difesa dell’illegalità e tantomeno della speculazione; del resto, chi mi conosce sa che non lo farei mai, per storia personale, per cultura e per etica. Io voglio fare un discorso più generale. Anzi, mi permetto di dire che voglio dire la verità. E la verità è che quelli che subiscono gli abbattimenti non sono criminali, ma molto più banalmente cittadini di serie B, innanzitutto perché tutti i campani sono cittadini di serie B. La Campania è l’unica regione nella quale non si applica il condono del 2003 per volontà del presidente della regione dell’epoca, Bassolino, che, con la stessa logica ipocrita di oggi, negò ai campani quello che nel resto d’Italia è stato concesso. E poi ci metti una classe politica locale talmente incompetente e distratta da non riuscire a spiegarlo al resto del Paese in vent’anni, figuriamoci a risolvere il problema. E poi ci metti la burocrazia ottusa che non riesce a smaltire neppure le pratiche del condono degli anni ‘80 e così ha accumulato decine di migliaia di pratiche che giacciono li e nessuno più ci vuole mettere le mani. Tanto che ora hanno dovuto fare una leggina in consiglio regionale chi di fatto serve solo per consentire lo smaltimento di pratiche vecchie di venti o trent’anni. E poi ci metti la magistratura che non distingue tra la speculazione edilizia del camorrista che fa il palazzone a 6 piani con la casetta del poveraccio e ogni tanto ne fa buttare giù una, nel nome dell’obbligatorietà dell’azione penale. Quel principio che fa finta di non guardare in faccia a nessuno ma poi, di fatto, favorisce chi si può difendere meglio. E poi ci metti le anime belle che conducono una lotta senza quartiere all’abusivismo perché così hanno un ruolo politico e invocano abbattimenti a raffica, naturalmente mentre sono seduti nei loro bei salotti senza sapere cosa significa non avere un tetto quando già non hai un lavoro. Ma qualcuno lo vuole dire che in Campania, per colpa dello scarso senso comune di alcuni, ma anche e forse soprattutto grazie alla miseria e a tutto quello che ho raccontato ci sono oltre 60mila case abusive? E vogliamo continuare a far finta di non sapere che, se per davvero si volesse abbatterle tutte, non si saprebbe neppure dove mettere i chilometri cubici di detriti, senza parlare delle centinaia e centinaia di milioni di euro che ci vorrebbero? Oppure qualcuno vuole spiegare cosa faremmo di fronte al fatto di avere, all’improvviso, un esercito di almeno 300mila persone a cui bisognerebbe trovare un tetto sotto il quale vivere? Sono io un velleitario o è ipocrita la posizione di tanti benpensanti? Una soluzione tecnica peraltro c’è. Giace da quasi tre anni in consiglio regionale una mia proposta di legge che prende atto della realtà e traccia una strada. Perché la triste eredità della sinistra non può continuare a condizionare il futuro di tante famiglie campane. Superiamola anche con la riqualificazione dall’arredo urbano, con la rivisitazione dell’urbanistica dei nostri comuni, indeboliti negli anni dal taglio di risorse e ai quali la Regione a guida Pd non ha dato alcuno sostegno. Il risultato? L’incuria anche di strade, piazze e monumenti, le commesse negate a lavoratori, imprese e professionisti campani, la fine della socialità dei nostri quartieri. Si può fare, ma ci vuole competenza, capacità e coraggio: in un concetto, serve una nuova classe dirigente. Io dico che è tempo. Voi?