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I vizi e le virtù del nuovo centrodestra

Opinionista: 

Il potere, sostanzialmente, logora. E Renzi, in sella da due anni, mostra qualche inevitabile affanno. Ma il centrodestra frazionato, diviso, rissoso al suo interno non sa sicuramente approfittarne. Il voto per le prossime amministrative, un po’ dappertutto, si mostra in questa chiave un rebus. L’antico Popolo delle Libertà si presenta disgregato a Napoli, a Roma, a Torino, stenta ad indicare progetti comuni, piani programmatici condivisi, coordinate sulle quali lavorare insieme. Ma il problema va ben oltre il prossimo test elettorale. Ormai, nel centrodestra italiano, le parole d’ordine sono diverse, spesso addirittura contrapposte. Lega e Fratelli d’Italia sposano una linea dura, oltranzista, portata a scavare nei sentimenti più populisti e forse anche più avvertiti dell’opinione pubblica. Il gran cavallo di battaglia sono i migranti, i loro sbarchi, le naturali incertezze di un Governo che si muove in un Paese a forte matrice cattolica. Ma ogni fatto di cronaca che abbia determinate caratteristiche fa salire la colonnina di mercurio della protesta, del diniego, della contestazione. E in un’Europa nella quale il risentimento sembra, ormai, il sentimento più avvertito, nella quale si affacciano vecchi e nuovi populismi e intolleranze, elettoralmente questa posizione politica paga. Forza Italia, pur stando all’ opposizione, non può spingersi oggettivamente in questa trincea. Glielo impedisce il profilo di alternativa di governo che vuole, nonostante tutto, rappresentare ma glielo impedisce soprattutto la sua appartenenza al Partito Popolare Europeo che ne fa, quasi naturalmente, una forza politica moderata. Ne deriva un problema vero, autentico, destinato a non concludersi con le amministrative ma a sviluppare i suoi riflessi sulle alleanze dei prossimi mesi e, probabilmente, anche sulle intese che portano alle elezioni politiche. In questo senso, è assai difficile riconoscere ancora i lineamenti del centrodestra. Le linee politiche sono diverse, i proclami diversi, molti candidati sindaci anche, cosa lega ancora partiti che non hanno più nulla da dirsi e che, a questo punto, potrebbero sviluppare intese solo ed esclusivamente per pura convenienza? Sul sindaco di Roma, si è registrato lo schiaffo finale. Berlusconi, pur riportando negli spogliatoi Bertolaso, ha preferito la lista civica di Marchini agli antichi alleati di sempre. Ed il fatto che in gioco sia la candidatura della Meloni, una delle leader di questo nuovo corso, ha finito inevitabilmente per incattivire gli animi e per buttare altra benzina sul fuoco. Sarà difficile, tra qualche mese, far finta di niente. Ritornare a governare insieme là dove tutto si è frantumato in mille pezzi. Ed al di là dei toni tipici di una campagna elettorale, gli slogan di questi giorni non promettono nulla di buono. Nasce così, dopo vent’anni, tra i presunti conservatori italiani, una fase nuova e inedita, tutta da scrivere e ricostruire. E da sempre, quanto si muove a destra rischia di creare equilibri nuovi anche in altri, importanti segmenti della politica, dell’economia, dell’informazione italiana.