Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il buio oltre la siepe dopo le primarie

Opinionista: 

L’eredità, a questo punto, diventa difficile. Vince la Valente, scaccia i fantasmi del suo passato, riafferma a chiare lettere che i napoletani hanno votato per una nuova classe dirigente e, insomma, che la rottamazione del vecchio leader si è compiuta. Bassolino prende atto dei risultati e si defila. Le sue parole, nella notte dei risultati, pesano come pietre. Spetta ora a chi ha prevalso il compito di andare avanti. In sintesi, un atto di disimpegno vero, autentico. Resta alla Valente e al suo staff un’operazione politicamente difficile. Lanciare in poche settimane la sfida a de Magistris e provare, almeno, ad agguantare il ballottaggio. Con un Pd tutt’altro che unito e monolitico. La partecipazione alle primarie (poco più di 30mila votanti ) dà la chiara sensazione di un partito che non riscalda i cuori e che comprende, comunque, il valore del suo passato (i 13mila voti di Bassolino restano tanti). Ma anche di una forza politica che appare in eterna competizione, tanto in Parlamento quanto a Napoli, rissosa al suo interno, perennemente a caccia di un duello da affrontare per riaffermare il senso della sua presenza. Un’eterna competizione, la necessità di rilanciare continuamente, secondo il modello della narrazione renziana. C’era una volta la grande stagione dei Sindaci, quelli che si muovevano liberamente sulle macerie della Prima Repubblica, indicando al Paese un corso nuovo. Oggi, quel periodo fa un po’ nostalgia. A Napoli, a Roma, un po’ dovunque, si muovono onesti comprimari costretti, talvolta controvoglia, a fare i generali e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Addirittura, in alcuni casi, si ha la chiara sensazione, che alcuni candidati siano in campo solo per difendere una piccola area politica di riferimento, per conservare l’identità del proprio antico bastione e che altri affrontino le primarie solo per acquistare un minimo di visibilità. Ma, per molti versi, non sono strategie misteriose. I renziani si spendono per la Valente, sostenitrice di Cuperlo nell’ultimo congresso, solo per riaffermare il senso del nuovo, di una giovane classe dirigente che va avanti e che non vuole guardarsi indietro, tra le antiche intese del Novecento. Per lo stesso motivo, Bassolino, che ha sostenuto da sempre Renzi, si ritrova fuori dalla partita, rottamato per soli 450 voti. Che la competizione per le Amministrative, a questo punto, si faccia più difficile per il Pd è materia di scarso interesse. Il management nazionale deve, dappertutto, manifestare il senso della sua presenza, della sua gestione, anche in una condizione complessiva di disgregazione democratica. Per molti versi, un tappeto rosso per gente come Lettieri e de Magistris che si muove fuori dai partiti, in coalizioni largamente civiche, che insegue trasversalmente l’elettorato, indicando come ogni iniziativa di sviluppo debba partire dal basso, dalla mobilitazione della gente. Ma sono stati scritti solo pochi capitoli. La narrazione delle amministrative napoletane è solo alle prime pagine.