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Il difficile itinerario del pensiero dubbioso

Opinionista: 

Era troppo prevedibile quanto da noi scritto in calce all'apertura del Sinodo sul peso specifico del ruolo della famiglia nel futuro: la guerriglia e le scaramucce introduttive sono sfociate in precise contrapposizioni di potere e difesa di antichi privilegi, camuffate da valutazioni dottrinali e precisazioni sul significato della scrittura teologica, fino a precipitare in un vero e proprio tentativo destabilizzante, grazie ai buoni uffici di qualche vaticanista amante della dietrologia spicciola, e di un petardo, divenuto bomba ad orologeria, come la stupida e vanagloriosa uscita - un inelegante ed inopportuno outcoming - di quel prete polacco desideroso soltanto di baciare dinanzi alle telecamere il suo amante segreto. Già, perchè, fino a prova contraria, l'amore della sua vita avrebbe dovuto essere Dio, a cui aveva deciso di consacrarsi liberamente! Una regìa scaltra ed opinabile, di bassissimo profilo, che la dice lunga sul fermento sobillatore che pervade i palazzi curiali, le camere porporate, le segreterie oscure che Francesco ha così prontamente messo da parte, rifiutandosi di risiedere negli appartamenti a lui destinati. Ed anche se ci gratifica che quanto da noi anticipato sul ridurre il dibattito sinodale al tema semplicistico e fuorviante della concessione Eucaristica ai divorziati risposati, sia stato ribadito a chiare lettere dal Santo Padre, resta in noi un grande sconforto, e si insinua ancor più quel senso di solitudine cognitiva, quel dubbio interiore che già ci attanaglia alla luce di un costante sfacelo della società civile e del pubblico, in questa nostra Italia, chiedendo almeno un conforto di saggezza ai ricordi e rimembranze degli studi giovanili, ma senza un esito positivo. Partendo da Socrate e Platone, attraversando le teorie agostiniane, Cartesio giunse ad enunciare la locuzione "cogito ergo sum" come unica certezza incontrovertibile da contrapporre, anzi da porre come analisi del dubbio metodico, per poi sfociare in un dubbio iperbolico: se io penso, dunque esisto, nessuno può affermare il contrario, e come entità pensante, qualsiasi valutazione critica, qualsiasi obiezione o esegesi può essere partorita dalla nostra mente. A distanza di secoli, resta anzi si esalta l'iperbole del pensiero dubbioso a fronte di una realtà surreale, ma tragica nelle sue evenienze quotidiane, sul significato della propria esistenza, del relazionarsi con altri individui, sui raggiri che i ladri del nostro futuro perpetuano con sfrontata ostinazione, o del difficile confronto col sovrannaturale, sia esso manifesto attraverso un percorso di fede o di puro laicismo intellettuale. A distanza di 50 anni, il dubbio resta pensiero. Non può essere altrimenti in un'epoca attuale così densa di verità contrapposte, di certezze svanite, di generale sfiducia nelle capacità intellettive di coloro a cui abbiamo creduto di affidare le nostre sorti, nel pratico e nello spirito, ed allora il nostro cammino verso la ricerca di una verità diventa frastagliato e sconnesso, titubante ed angoscioso. Cos'altro si può desumere dall'osservazione disincantata di questa realtà in cui vegetiamo? In questa piramide inversa che ci spinge a scendere sempre più in basso, stravolgendo la nostra naturale vocazione a rivolgere i nostri sforzi verso la vetta: dalla caotica frammentazione ideologica istituzionale e politica, alla obiettiva difficoltà di una pur dignitosa sopravvivenza, dall'abbattimento delle più elementari regole di convivenza civile, allo sconforto di una fede religiosa divenuta campo di battaglia per gli egocentrismi dottrinari di coloro che Papa Francesco non esita a definire "i controllori della salvezza" , quei dottori della legge che noi abbiamo assimilato, in altri commenti, al comportamento autocelebrativo e farisaico della parabola evangelica. Continueremo a vivere di speranze allora, perché chiediamo al futuro una classe dirigente all'altezza delle sfide solide e toste che ci attendono, cercando di vedere la luce alla fine di questo tunnel di marasma politico ed ideologico, di scandali quotidiani peninsulari, dove il comunista di ieri è il fascista di oggi, la minoranza evanescente ed ignorante della destra di ieri si mescola ad una maggioranza in continuo divenire, in un quadro politico così "liquido" da essere involutivo, non evolutivo, liquido come l'acqua che scorre nelle menti dei nostri amministratori centrali e periferici, "acqua di strada" che attraverso le chiaviche scorre a mare, se stiamo alla definizione che di sé dà il de Magistris, acqua torrenziale e nubifragica che stravolge un tessuto geologico disastrato dall'imperizia e dal famelico profitto di decenni di amministrazione delinquenziale e che spazza via sindaci ingloriosi, provenienti da quella "malcompresa società civile" in cui, il Berlusconi plastificato si ostina ancora a cercare materiale per risorgere dalle ceneri da lui stesso prodotte. L'itinerario del soggetto pensante dunque, di cartesiana memoria, sembra anacronistico, una locuzione per ricerche bibliografiche, una sconfitta intellettiva e sarebbe meglio incominciare a disquisire sull'attualità dell'atroce dilemma: dubito, ma questa è vita?