Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il motore da accendere sta a Sud, non a Nord

Opinionista: 

Quella di Adriano Giannola, Presidente di Svimez, non può essere liquidata come la solita vox clamantis in deserto. Anche perché il suo messaggio è: “l’Europa chiede all’Italia di capire che la priorità per la sopravvivenza del Paese è il Mezzogiorno”. Al massimo, il deserto sarebbe la Penisola, visto che, invece, i vertici dell’Unione Europea sono pienamente consapevoli della colpa della nostra classe dirigente, ovvero avere emarginato il Mezzogiorno. Ma chi conta, in questo benedetto Stivale, è ancora fermo alla politica che ha condotto al declino la nostra economia. A farsi portabandiera del partito settentrionale, lanciando lo slogan “Prima il Nord”, è stato Stefano Bonaccini, Presidente dell’Emilia Romagna, scavalcando da sinistra certi messaggi un tempo patrimonio esclusivo della Lega. Nelle stesse ore, anche autorevoli esponenti imprenditoriali lanciavano appelli simili, auspicando torni a spirare il “vento del Nord”. C’è da chiedersi: cosa impedisce a Milano, a Torino o a Bologna di ripartire? L’emergenza Covid? La sopraggiunta crisi di liquidità del sistema produttivo? E, se è così, cosa stanno chiedendo i nostri connazionali padani? Di indirizzare le risorse pubbliche dove c’è lavoro? Dove, purché ‘ricaricati’, si è pronti a ripartire? Se fosse così, saremmo alle solite. Si chiede di spostare soldi dove già ci sono, nelle aree forti. Di tenere a stecchetto il Meridione, attingendo fondi che, secondo l’Unione Europea, proprio al Sud andrebbero destinati in prevalenza. Perché è nel Mezzogiorno che mancano le infrastrutture, che i servizi sono inferiori per numero e qualità. Sono gli abitanti del Sud che ricevono pro capite una quota dell’investimento pubblico annuale largamente inferiore a quella delle altre macro aree italiane. Ma aggravare il divario non è possibile, non solo perché il Mezzogiorno non può permettersi di ridurre ulteriormente il suo tasso di occupazione, ma perché, con questo inganno del Nord motore dell’economia, l’Italia sta andando a fondo. In vent’anni è cresciuta meno di tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea. La vera svolta può verificarsi solo se si fa esattamente il contrario di quanto fatto finora: allocare massicciamente le risorse al Sud, collegarlo fisicamente (treni ordinari e ad alta velocità) e virtualmente (diffusione della banda ultralarga) al Centro-Nord e all’Europa. Scommettere insomma, una buona volta, sul Sud come fattore di sviluppo. Innescando il motore Euromediterraneo, di cui parla il Presidente di Svimez.