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Il respiro della parola di Luciano Caruso

Opinionista: 

Il respiro della parola. La rivoluzione linguistica che determina, attraverso i suoi archetipi, attraverso la forza intrigante della calligrafia. Luciano Caruso, il grande poeta visivo italiano, cresciuto a Napoli con solide radici, ci ha lasciato nel dicembre del 2002 con un grande messaggio di speranza. L’arte, da qualsiasi angolatura si voglia leggere, resta un impatto satanico e imbarazzante, assolutamente privilegiato. E resta fissata nel tempo, al di là degli uomini, delle donne che la creano. La sua scrittura fluente, lo splendore dei suoi libri d’artista, la via della seta, gli incredibili ritratti, le valigie del tempo che, nel nulla di quel che contenevano, sembravano possedere tutto, sono la segnaletica culturale disposta sapientemente anche durante quest’anno di celebrazioni. Tanti gli eventi. Innanzitutto, l’intrigante carteggio tra Luciano Caruso e Stelio Maria Martini, altro importante poeta visivo, intessuto tra il 1966 e il 2002, pubblicato dal Mart di Rovereto. Poi, la giornata di studi su “ Il gesto poetico “ al Centro Pecci di Prato, in cui ha partecipato, come relatore, anche chi scrive. E poi, ancora, Periplo. Un viaggio tra le opere e i documenti dell’Archivio Luciano Caruso, una lunga mostra tra aprile e luglio presso la Fondazione della Cassa di Risparmio di Firenze. Per concludersi con la mostra al Museo del Novecento di Firenze, da giugno a settembre, titolata “Luciano Caruso. Alchimia degli estremi“. Realtà che nascono dall’impegno solerte dell’Archivio a lui dedicato, dalla passione della presidente Sonia Puccetti, del figlio Michele Maria Caruso e di tanti storici dell’arte che amano ricordarlo costantemente nei loro scritti. Meglio di me potrebbe scriverne Giuseppe Leone che con Caruso visse una straordinaria stagione di contaminazione artistica nel Fortore, a Buonalbergo. Nacquero, in quel periodo, opere straordinarie che recuperavano, in qualche caso, l’antico linguaggio beneventano. Opere oggi presenti nelle migliori collezioni italiane. Il 2019 ci lascia così, tra l’ altro, anche le celebrazioni culturali legate a Luciano Caruso, ai 75 anni dalla sua nascita. Il grande poeta visivo ci ha lasciato, ormai da oltre tre lustri, ma un artista, lo sanno tutti, in effetti, non muore mai. Per lui parlano le sue opere ma soprattutto le sue parole, migliaia, milioni, disposte sapientemente sulla carta, secondo un itinerario tutto personale, forse ancora tutto da decifrare. Urlano la sua presenza, il mistero della sua arte e ci fanno sentire, forse, ogni giorno meno soli.