Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il sacrificio di Mario un monito permanente

Opinionista: 

Anni fa, in una delle sue tante e sempre acute riletture del mondo contemporaneo, sulle alterne vicende e gli auspici migliori per uscire da un periodo infelice del nostro Paese, Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, auspicò l’avvento di una “società delle medie virtù”. In poche parole: operosa, di sobri desideri, animata dal senso dei doveri personali e civici, sulla scia di quei valori, che avevano rifatto l’Italia, nel dopoguerra, con un impegno collettivo, cui ognuno, dal Nord al Sud, concorse nel portare una pietra alla comune “ricostruzione”. Quella sì fu una società del “bene comune”, inteso nel significato autentico di una solidarietà vera, lontanissima dalle logore bandiere ideologiche odierne, solo apparentemente ammainate ma sempre pronte a inalberare vecchi pregiudizi e feudali ordalie. Era un mondo piccolo, attivo tra la metà degli anni ‘50 alla fine degli anni ‘60, quando larga parte di esso si diede da fare per risollevare una nazione, ancora ferita a morte da un conflitto di devastanti conseguenze. Quel mondo sorretto dalla stagione del centrismo, passò alla storia come un modello di sobrietà e moderazione con leader costruttori di opere e stimatissimi nel contesto internazionale. Lunedì scorso, mentre seguivamo alla tv la struggente cerimonia religiosa in suffragio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, celebrata nella chiesa della sua terra nativa Somma, riflettendo sui vari interventi del Cappellano militare, del Generale dei carabinieri, dell’accorata preghiera della moglie Rosa Maria, ci siamo ricordati delle lontane parole del professore De Rita, di quell’Italia da lui auspicata. Dei doveri, del rispetto, dell’amore sacrale della famiglia, di tutti quei valori e sentimenti, che fanno crescere, maturare una società, progredire e renderla vivibile. Non c’è stata parola nel raccontare la figura straordinaria di Mario, di questo servitore dello Stato, dell’uomo e del carabiniere, che non abbia ricalcato quel profilo di società di virtù medie e di molto altro di positivo, riscontrabile fedelmente in lui. In quel rito è emerso un duplice dolore: per la perdita di un protagonista unico di tante opere buone, di un modello di cittadino che lui incarnò, tanto ammirato e sognato sulla scia di quella società , che oggi servirebbe tanto per trasformare questo Paese. Il suo addio è stato di una tale, corale partecipazione di propositi dichiarati e declamati, che molte cose non potranno più essere come prima: “il suo esempio di vita, il suo modello morale e civile” onorato fino al sacrificio della vita, è un monito permanente e vigilante per tutti, a comportarsi coerentemente con quanto detto e promesso davanti alle sue spoglie mortali . Questo è il momento più indicato per farlo: in quelle preghiere, durante il rito di Somma, a cominciare proprio da quanto detto da Maria Rosa, moglie amatissima e affranta di Mario, nel dolore di tutti, c’era, in una memoria fattiva di un grande uomo, il bisogno d un grande sogno possibile: veder cambiare qualcosa. Diversamente ci sarebbe” solo un buio infernale”.