Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Il sondaggio-Sky: Caldoro, la sorpresa

Opinionista: 

Dai tempi di Nixon-Kennedy i dibattiti televisivi hanno cambiato il modo di fare politica. Da noi queste trasformazioni - che non sono solo di forma della comunicazione ma soprattutto di sostanza ed efficacia del messaggio - arrivano sempre con molta lentezza. Eppure dal primo vero dibattito italiano (Prodi-Berlusconi moderato da Mentana) doveva farci comprendere come, anche da noi, la politica e la comunicazione non sarebbero stati più le stesse. In quel caso tutto venne preparato i maniera maniacale, da due persone esperte dello strumento televisivo, al punto (e non è un dettaglio) che per non mettere in evidenza la considerevole differenza di statura Berlusconi chiede (e ottenne) che i due stessero seduti! E mentre i tempi e i dibattiti si evolvevano hanno creato un vero e proprio divario tra generazioni di candidati politici. da un lato i Salvini, Renzi, Civati, Meloni, dall'altra quella generazione di “io sono...” a prescindere e quindi “come faccio io faccio bene, perché io sono...” convinti che stare in tv e fare un dibattito sia una cosa semplice, che non necessita di preparazione. E puntualmente vedi nomi noti, altisonanti, con lunga carriera politica, fare delle vere e proprie pessime figure, e altrettante volte, conseguentemente, sono invece convinti del contrario. L’ultimo in ordine cronologico, e abbastanza sintomatico, è quello organizzato da Sky per le elezioni regionali 2015, a turno in tutte le regioni, a partire dalla Campania. Facciamo una premessa: il risultato del televoto non è un sondaggio, né una intenzione di voto. Premia chi ha un pubblico giovane (propenso al televoto) e una presenza organizzata (avvisare amici e sostenitori dell'evento e organizzarli per dare il proprio supporto). Il sistema di voto per altro è sempre lo stesso, è noto, e quindi è facile prepararsi ed organizzarsi, ed è puerile e fazioso accettarlo per alcuni dibattiti e criticarlo per altri. del resto è “un misuratore” (non il solo né il complessivo) dell’efficacia con cui i candidati hanno “comunicato”, e quindi efficacia delle risposte e modo di gestire la situazione. Tutte doti che, se ci pensiamo, sono necessarie per un candidato governatore come per un premier... E quindi prendendolo con le molle e per quello che è e che è stato, proviamo a vedere com'è andata. Caldoro è stata una sorpresa: accusato di essere evanescente, poco presente e comunicativo, si è dimostrato all'altezza del ruolo ed ha spolverato una presenza televisiva molto efficace. Ha dimostrato di voler vincere e governare, e con umiltà si è preparato ed ha organizzato i suoi sostenitori. Si è dimostrato fermo ma anche umile, senza strafare e senza battute inopportune (come si addice al ruolo che ricopre e intende ricoprire). Ha mostrato al pubblico la migliore immagine dell’uomo che ci si aspetta ricopra quel ruolo, riuscendo a far passare in secondo piano la storia pregressa, e valorizzando al massimo i risultati. Un risultato così alto è di certo sovrastimato, ma in parte per merito suo, in gran parte per demerito altrui. Ma si vince anche così. Ciarambino si è giocata il tutto per tutto, forte di un sostegno “cammellato”, abituato e affine a web e social, anche lei ha organizzato brillantemente i suoi sostenitori, supportata dal suo movimento (Di Maio e Fico in testa) che hanno motivato e spinto alla partecipazione lo zoccolo duro del movimento. un bell’esempio di come “si fa squadra”. Ha mostrato tutte le sue carenze di esperienza e di preparazione e qualche lacuna di troppo anche in termini di telegenicità, sfruttando poco e male la sua posizione di “unica donna sul palco”. Un risultato che la colloca al secondo posto anche grazie al demerito altrui (ma in battaglia conta poco). De Luca è la vera delusione - soprattutto per i suoi sostenitori - ma c’era da aspettarselo “conoscendo il personaggio”: non si è preparato né è stato convinto a prepararsi, ha partecipato alla sfida con presunzione, convinto che avrebbe vinto “a prescindere” e che non servisse alcuna formazione. Ha comunicato al pubblico da casa spavalderia, arroganza, ma è riuscito nel miracolo masochista di non accompagnare queste caratteristiche con sicurezza e concretezza. Qualche battuta di troppo che non è piaciuta e che lo ha fatto apparire “fuori luogo” e quindi “fuori ruolo”. Forse è migliore di ciò che è apparso, ma non è riuscito a farlo capire e trasmettere. Troppo abituato a campagne “per monologhi” e senza un confronto - alle volte salutare - anche con le domande scomode dei giornalisti, fuori dall’ uno-auno televisivo è apparso scoperto e indifeso, a disagio, scomodo. Tutto in perfetta coerenza con un personaggio che “fa da sé” e che non ha bisogno dell’aiuto di niente e di nessuno: lui, ne è convinto, vince da solo ed a prescindere: e questo è passato oltre lo schermo, quasi che il voto fosse una “formalità scomoda”, e gli elettori-telespettatori lo hanno percepito, penalizzandolo forse anche troppo con un 12% che dice sostanzialmente “ah si se vinci da solo, votati da solo”! Pericoloso segnale a due settimane dal voto, ma in tempo per recuperare “altrove” rispetto al voto popolare. Marco Esposito è un’altra sorpresa del dibattito. il suo è un risultato di “stima e opinione”, senza alcuna organizzazione o truppa organizzata di alcun tipo. Ha convinto e comunicato bene. certamente si è preparato, con poca fatica, sfruttando al massimo il suo knowhow di giornalista e immaginando come il pubblico avrebbe voluto che rispondesse un candidato presidente. Ma il suo “televoto” raccoglie anche un segnale politico importante, intercettando un intero popolo, certamente di centrosinistra, che “avrebbe voluto altro” rispetto a De Luca, o quanto meno un’alleanza di coalizione differente. Salvatore Vozza si colloca ultimo, con un timido 5% che lo penalizza più del necessario. La sua pecca maggiore è quella di aver mirato più a consolidare lo zoccolo duro del suo elettorato che non ad allargare il bacino dei suoi elettori. Stessa generazione di De Luca, ma meno noto del primo, se pensiamo che non ha alcuna organizzazione alle spalle, ricevere la metà del gradimento del candidato del Pd è un risultato eccellente. poteva - come tutti - fare di più, specie nel confronto diretto con il suo “avversario” diretto, Marco Esposito.