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Il terrore è tornato proprio perché abbiamo trattato

Opinionista: 

Un’infamia. Gli attacchi suicidi dell’Isis a Kabul spazzano via il campo dai mille equivoci di questi giorni: 1) l’uscita di scena americana dall’Afghanistan non è «immorale» perché qui la morale non c’entra nulla; 2) il ritiro occidentale non segna la rinuncia «all’esportazione della democrazia», semplicemente perché non è per esportare la democrazia che 20 anni fa iniziò la guerra ai terroristi islamici; 3) la Caporetto della Nato non evidenzia neanche l’abdicazione alla difesa delle donne afghane dal burqa e dalla privazione di ogni diritto. Sono tutte nobili giustificazioni per nascondere l’amara verità: la fuga dall’Afghanistan è innanzitutto un’infamia dei Governi occidentali nei confronti dei loro cittadini che avevano promesso di proteggere. Anche se abbiamo fatto finta di non accorgercene, infatti, in questi anni i soldati Usa e Nato a Kabul hanno difeso innanzitutto la nostra sicurezza. E ora che gli eserciti occidentali hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi accadrà una cosa semplicissima: saremo tutti meno sicuri. Presto, invece di piangere per le donne e i bambini afghani rimasti bloccati nella prigione talebana, dovremo preoccuparci di come fare per non piangere i morti direttamente in casa nostra. Un presidente americano totalmente inadeguato, che si candida a passare alla storia come peggiore di Carter - l’uomo del disastro degli ostaggi in Iran - si è reso ridicolo. Annunciando la precipitosa fuga dal Paese asiatico, Biden l’aveva giustificata dicendo che gli statunitensi erano stufi di morire per una guerra che gli stessi afghani non intendono combattere. Sono bastati pochi giorni e 13 marines Usa sono morti esattamente per quella vile decisione. L’errore è alla radice: non era per gli afghani che dovevamo continuare a combattere, ma per noi stessi e la nostra sicurezza. Anche se non ci piace, è questa la verità. Sarà bene ricordarsene quando, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, la portata della vigliacca mossa americana - concretizzata da Trump e realizzata da Biden in una continuità dell’ignominia tra repubblicani e democratici - sarà chiara in tutte le sue devastanti conseguenze. L’impatto propagandistico delle immagini della vittoria dei talebani sugli “infedeli” a Kabul e delle nostre truppe che si ritirano sarà enorme in tutto il mondo islamico. E allora i kamikaze torneranno a spaventare anche l’Europa. Italia compresa. In una parola: il terrore è tornato a minacciarci proprio perché abbiamo smesso di combattere gli estremisti del Corano e abbiamo iniziato a trattare con loro. Nell’illusione che la tigre si potesse cavalcare senza farci troppo male. È vero, l’Isis e i talebani sono nemici. Le ragioni sono essenzialmente due: i barbuti e attempati ex studenti coranici sono afghani, cioè asiatici, e dunque non godono del supporto diretto di Paesi arabi; ma soprattutto i talebani, al contrario dell’Isis, non intendono esportare fuori dai loro confini lo Stato islamico, bensì vogliono “limitarsi” a costruirlo in Afghanistan. Ma questo vuol dire poco, perché sono le tre modalità con cui i talebani hanno riconquistato il potere a rappresentare un potentissimo modello d’attrazione per tutti i gruppi terroristici islamisti e le loro cellule dormienti in Europa: la vittoria giunge dopo 20 anni di guerriglia ininterrotta contro gli occidentali, dunque dimostra che il conflitto armato di lunga durata paga; evidenzia che l’Occidente non è disponibile a combattere fino in fondo per difendere la propria libertà; arriva dopo la diserzione di massa delle forze regolari afghane, dimostrando così la corruzione e la pochezza dei “traditori” al servizio degli “infedeli”, altro caposaldo dell’ideologia jihadista. È questa potentissima immagine proiettata da Kabul che ha attirato l’intervento sanguinario dell’Isis e che presto attirerà quello di molti altri gruppi d’invasati di Maometto. L’onda d’urto propagandistica di questo disastro si diffonderà ovunque. Se il terrorismo tornerà a minacciarci da vicino sarà il figlio della nostra infamia.