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Il vero rischio zero da cui stare alla larga

Opinionista: 

È ufficiale: il Covid attacca i neuroni. E li distrugge pure. Non si spiega diversamente la parossistica vicenda che ha coinvolto il vaccino Johnson&Johnson. Chi pensava che la storia di AstraZeneca, con tutto il suo carico di contraddizioni e danni alla campagna vaccinale, sarebbe bastata ad evitare il ripetersi di simili harakiri si sbagliava. Così, in ossequio al principio che al peggio non c’è mai fine, continuiamo tafazzianamente a darcele sui maroni a tutta forza. Con il contatore dei morti che continua a girare vorticosamente alla velocità di quasi 500 nuovi decessi al giorno, il primo carico di 184mila dosi Johnson&Johnson destinate all’Italia resta stoccato nell’hub di Pratica di Mare non si capisce per quale motivo. O meglio, ce lo hanno spiegato benissimo: su 6,8 milioni di somministrazioni si sono registrati 6 casi di trombosi in donne tra i 18 e i 48 anni, tra i quali un decesso e un caso grave. Ora, se la pandemia non ci avesse portato via anche quel poco di sale in zucca che ci era rimasto prima del Covid, non ci vorrebbe molto a fare due conti. Ammettiamo pure ciò che è ancora tutto da dimostrare: che quei casi di trombosi siano da ricondurre effettivamente al vaccino. La prima cosa da osservare è la seguente: su tutto il resto della popolazione vaccinata (escluse solo le donne tra i 18 e i 48 anni) non è stato registrato neanche un caso di trombosi. Beh, ma questo è un risultato incredibile: milioni di dosi somministrate e zero casi. Meglio di così? Seconda considerazione razionale, e per questo ormai fuori moda in tempo di pandemia con annesso attacco ai neuroni: sempre ammettendo (e tutt’altro che concedendo) che il nesso di causalità ci sia per tutti i casi verificati, l’incidenza sarebbe di 6 eventi su 6,8 milioni di dosi somministrate. Ma se solo in Italia ci sono ogni anno circa 60mila casi di tromboembolismo venoso, e invece qui si parla di meno di uno su un milione su una popolazione molto più vasta, di cosa diavolo stiamo discutendo? E adesso tenetevi forte: anche se nessuno lo dice, su circa 10,7 milioni di dosi Pfizer somministrate nel Regno Unito gli eventi trombotici (sospetti) sono stati 30, mentre già a febbraio erano emersi 36 casi simili su più di 31 milioni di vaccinati negli Stati Uniti con Pfizer e Moderna. Che facciamo? Sospendiamo anche questi vaccini, dato che il numero degli eventi avversi è tremendamente simile? Fermiamo l’intera campagna d’immunizzazione in Italia, visto che attendiamo l’arrivo di 7 milioni di dosi Pfizer entro giugno? Vogliamo seppellire definitivamente le nostre attività economiche? Quando, in futuro, i nostri nipoti vedranno nei cimiteri un numero di morti che in tempo di pace ha raggiunto quello di alcune delle guerre peggiori della storia dell’umanità, venendo a sapere che ciò è accaduto mentre la scienza produceva vaccini in tempi record mai visti prima, avranno pietà di noi. La verità è che questa vicenda sta diventando parossistica. E l’infodemia, la pandemia informativa che ne sta venendo fuori, rischia di fare più danni del Covid. In questa sgangherata piazza virtuale in cui tutti parlano, tutti reagiscono e tutti si agitano come isterici stiamo perdendo di vista i fatti. E i fatti dicono che al mondo non esiste un vaccino senza rischio (quello contro il vaiolo era molto più rischioso). Non solo: è l’enorme vastità della campagna di vaccinazione di massa mondiale in atto a evidenziare eventi avversi che ovviamente esistono, ma che in realtà sono rarissimi. È giusto fare chiarezza sulle cause di questi eventi avversi e l’eventuale collegamento con le vaccinazioni. Ma mentre i decessi continuano ad aumentare e il virus a circolare, non possiamo permetterci il lusso di lasciarci paralizzare dall’illusione dell’impossibile perfezione di un vaccino a rischio zero che non arriverà mai. I morti invece, quelli sì che non rischiano più nulla. Ma da questo tipo di rischio zero è meglio stare alla larga. Fidatevi.