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Impedire a ogni costo il Naplexit dall’Italia

Opinionista: 

Non occorre aspettare cento giorni per vedere quali vesti indossa il sindaco-bis Luigi de Magistris. Nelle prime ore della rielezione si dicono tante cose e “musa ispiratrice” è naturalmente l’eccitata euforia. Poi i ”bollenti spiriti” e le animosità di rivalsa si acquietano e diventa d’obbligo la riflessione. La prima, certamente, è che è più facile vincere che governare la vittoria. Come dire: la ragione torna al posto che le è proprio e a lei si ricorre per trovare la dantesca “dritta via”. Nel salone dei Busti di Castelcapuano, simbolo della giustizia regolatrice, il Sindaco (lui stesso ex magistrato) giura fedeltà alla Costituzione, allo Stato e alle sue Leggi. Il presidente del Tribunale, Ettore Ferrara, in quel momento è più che il testimone o semplice notaio di un giuramento che, in qualunque fase storica si svolga, non perde mai nulla della sua solennità. *** Il primo dovere. È certamente quello di non perdere mai la consapevolezza di essere parte integrante del proprio Stato. Tentativi separatisti, o ribellismi populistici, possono fare popolarità, ma non strategia vincente. Il recente referendum inglese docet. L’esito è stato così scioccante che da Londra parte l’offensiva perché venga annullato e gli inglesi, ora a mente fredda, possano riesprimersi con più meditata convinzione. Un bel segnale che vale anche per Napoli e per chi ne ha in mano la guida amministrativa. Ci sono ben 500mila elettori che sono rimasti alla finestra e hanno disertato le urne: scelta deplorevole, ma che va comunque interpretata. Attenzione, quindi, alle pulsioni separatiste. Disse una volta Francesco Cossiga, presidente della Repubblica: «Non saprei immaginare uno Stato senza Napoli e una Napoli senza lo Stato ». *** Andare via. L’Inghilterra, stando ai risultati del 19 giugno, ha deciso di lasciare l’Unione Europea. Da Napoli, per la verità, era andata via già da diversi anni. Lo storico Consolato, attivo fin dal Seicento, ha chiuso la sua ultima sede (via dei Mille, palazzo Leonetti) il 31 maggio 2012. È toccato al console Michael Burgyne, restituire le chiavi al premier Cameron che aveva addotto plausibili motivi economici (“niente affari, niente diplomazia”). Eppure era un Consolato molto esteso, con competenza su tutto il Mezzogiorno (dalla Campania alla Basilicata, dalla Puglia alla Calabria e alla Sicilia). Il sindaco de Magistris intervenne per impedire questa chiusura, ma gli fu risposto che era arrivato a tempo scaduto. *** Da un addio a un ritorno. Nel chiudere la sede, Michael Burgyne, in carica fin dal 1980, provò un’amarezza attenuata solo dalla speranza di “tornare a Napoli per vedere la metropolitana finalmente finita”. Nel consegnare al Sindaco questa sua speranza, precisò che “ammirare un porto greco in una stazione della metropolitana, sarebbe stato uno spettacolo unico al mondo”. Sindaco de Magistris: vogliamo dare questo piacere a un console di carriera che, anche come docente all’Orientale, si è rivelato tanto appassionato di Napoli? *** La “perfida” Albione. Questo l’antico nome della Gran Bretagna o Regno Unito, che viene da lontano, molti secoli prima di Cristo. Albione dal latino albus, cioè bianco perché di questo colore apparvero, ai primi avventurosi navigatori, le scogliere che fronteggiavano la costa francese. L’aggettivo “perfida” è invece molto più recente. Ne faceva uso Napoleone Bonaparte per alludere alla crescente ostilità franco- inglese e alla spregiudicatezza politica della nazione rivale. In tempi a noi più vicini quell’aggettivo veniva frequentemente ripreso da Mussolini per indicare dispregiativamente (o con un po’ di invidia?) in quello inglese “il popolo dai cinque pasti”. *** Legami politico-culturali con Napoli. Uno può essere rappresentato da Giovanni Ansaldo che, durante il fascismo, compilava per l’Eiar le “Cronache del Regime”. Con l’avvento della Repubblica fu sostenuto dal Quirinale, dove c’era Antonio Segni, perché d’intesa con la Democrazia cristiana, Ansaldo diventasse, nel 1950, direttore de “Il Mattino”. Ma di “perfida Albione” aveva già scritto, molti anni prima, Edoardo Scarfoglio con il libro “Il popolo dai cinque pasti”. Scarfoglio aveva fondato Il Mattino nel 1892. Ansaldo ne divenne direttore 58 anni dopo e ne fu al vertice fino al 1966. Una bella continuità non solo professionale!