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Infrastrutture al Sud per un’Italia più forte

Opinionista: 

Da Cottarelli a Colao, la sfilza di consulenti governativi sedotti e abbandonati, dopo aver esposto inutilmente le loro ricette per il Bel Paese, è lunga e inquietante. Il sospetto è che siano stati la foglia di fico per chi fingeva di cambiare ma in realtà si ispirava al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa. Eppure, mai come in queste settimane sarebbe giusto ricordare un contributo di parecchio tempo fa. All’epoca, anno 2012, il consulente era Francesco Giavazzi e lavorava per l’allora primo Ministro Mario Monti.Cosa disse di così importante Giavazzi? Semplicemente questo: gli incentivi alla imprese, quasi sempre, non servono a un tubo! Se non vengono percepiti per dare impulso a investimenti azzardati, fuori mercato, al massimo accelerano o rafforzano iniziative che si sarebbero comunque tradotte in realtà. Anche senza l’agevolazione. Le considerazioni di Giavazzi non erano semplici opinioni ma nascevano da uno studio analitico degli esiti prodotti dai vari strumenti incentivanti. Credo, tuttavia, che gli interventi dell’attuale Esecutivo in favore di imprese, artigianato e professionisti, in una situazione di piena emergenza come quella nata dal Covid, siano stati necessari e, anzi, avrebbero dovuto essere meglio calibrati, in qualche caso rafforzati, rispettando soprattutto in maniera molto più rigorosa i tempi di erogazione delle risorse. Il messaggio di Giavazzi lo terrei in considerazione per il prossimo futuro, leggasi Piano di Riforma per il Rilancio dell’Italia grazie al carburante di centinaia di miliardi ricevuto dall’Europa. Questi soldi destiniamoli alle infrastrutture più che alle imprese. Non dico in esclusiva, ma in buona parte. E, naturalmente, indirizziamoli in gran parte verso il Sud, che maggiormente necessita di opere pubbliche indispensabili per mettere in condizione proprio le imprese di bene operare, oppure per attrarne altre dal Centro-Nord o dall’estero. Allora sì che creeremmo sviluppo! Determineremmo, infatti, i presupposti perché finalmente anche il bistrattato Mezzogiorno possa ampliare la propria base produttiva e imponibile, innescando un processo di crescita che produca nuovo benessere per l’intero Paese. La scelta tra destinare le risorse alle imprese o alle infrastrutture, insomma, è una opzione tra due aree diverse: Nord o Sud. Ma, se si decide, come raccomanda anche l’Unione Europea, di favorire l’obiettivo della coesione territoriale, si persegue un interesse unitario: quello di un Paese più competitivo, in grado finalmente di ridurre la zavorra del debito pubblico.