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La città è a rischio crolli ma il Comune non vede

Opinionista: 

Dopo il cornicione killer che ha ucciso il decano dei commercianti, chi passa per via Duomo cerca di farlo in fretta, con gli occhi in alto su facciate e balconi (una precauzione perché “non si sa mai”). Nessun timore aveva invece il 66enne Rosario Padolino che il tratto di strada fra il suo negozio “Coriandoli” (settore cerimonie) fino al vicino bar, percorreva abitualmente per una quarantennale abitudine. Sabato mattina non poteva certo prevedere che 500 chili di calcinacci, sfondata la rete verde di contenimento, sarebbero precipitati rovinosamente giù. Inutile la corsa all’ospedale traumatologico dei Colli Aminei. Il commerciante (si prodigava per la riqualificazione della “sua” strada), è morto in ambulanza (“schegge negli occhi, braccio destro spezzato, fratture, grosso taglio al centro della testa”). La figlia Rossella, trent’anni, fashion blogger, si raccoglie nel dolore e pensa al padre che “aveva lottato e vinto tante malattie…”. Si mordono ora le mani i 32 nuclei familiari che hanno dovuto abbandonare d’urgenza gli edifici sgomberati. *** NAPOLI INVECCHIA E PERDE PEZZI. Da quanto tempo non è più Neapolis, città nuova? Ne sanno qualcosa i familiari di vittime che attendono da tempo l’accertamento delle responsabilità. Cinque anni fa un pesante fregio si stacca dalla Galleria Umberto, lato Toledo, e spezza la giovane vita di Salvatore Giordano. Il padre fa notare che non si è ancora concluso il processo di primo grado e che la prossima udienza si terrà fra 5 mesi. Quello che una volta era il “salotto della Città” non è stato ancora messo in sicurezza e per questo ci sono rischi per tutti (“la morte di mio figlio non ha insegnato nulla”). Ma si può morire anche perché cadono pali della luce sul lungomare (Fabiola Di Capua) o alberi (Davide Natale in piazzale Tecchio, Cristina Alongi in collina). Per la donna di via Falcone la vicenda è addirittura grottesca. La pericolosità incombente di un pino viene segnalata ripetutamente al Comando Vigili, ma sempre si sente rispondere “state tranquilli che non succederà niente”. Segnalazioni anche all’Ufficio Agronomi. Poi la disgrazia. La Cassazione non ha ancora concluso il processo. *** DEFICIT DI CONTROLLI. Reti di “contenimento” che si lacerano col minimo peso, transenne che non restano nemmeno in piedi, ponteggi “provvisori” che si arrugginiscono perché restano lì un’eternità. Soltanto in una piccola parte di San Lorenzo, ci sono cento palazzi bisognosi di consolidamento e non di “rattoppi”. Municipalità e Palazzo San Giacomo dicono di sentirsi a posto perché ogni anno vengono firmate non meno di 2mila ordinanze per “interventi immediati a tutela della pubblica incolumità”. Sembrano grida “manzoniane” che, come tali, cadono nel vuoto. Non bastano firme e bolli che girano su se stessi. Del resto anche il Sindaco cerca solo alibi. ”Quello che accade a Napoli accade dovunque” e così pensa di cavarsela. A conti fatti, Napoli si distingue sempre, rispetto al “dovunque”, per quantità di dolorose conseguenze. A Napoli, diceva Aldo Loris Rossi, c’è più spazzatura edilizia che altrove (tra le grandi città). *** UN DECLINO IMMERITATO. È quello che colpisce via Duomo lunga mille e 200 metri, fra via Foria e la Marina. Incrocia il Rettifilo e “taglia” la piazza dedicata a Nicola Amore (il più operoso sindaco che Napoli abbia mai avuto). Diventata “strada dei musei” (Tesoro di San Gennaro, Gaetano Filangieri) traeva prestigio dai 2 poli culturali affidati a Paolo Iorio che ora parla di un fin troppo diffuso “senso di insicurezza”. Il pensiero va al tempo, nemmeno tanto lontano, in cui un milione di turisti animava ogni anno la strada con ricadute positive per l’economia dell’intero quartiere. Oggi è un cantiere a cielo aperto (modifiche e limiti alle auto private ma scarsezza di mezzi pubblici, pezzottamenti del fondo stradale, stazione Metro non funzionante, cumuli di rifiuti anche sui marciapiedi, igiene oltre il limite sopportabile), in sostanza vita più grigia per tutti gli abitanti. Tentativi di riqualificazione, dall’edilizia all’arredo urbano, non sono mancati. Nel 2002 partì il Progetto Sirena. Dopo tanti anni non se ne sa più niente. Idee incoraggianti, azioni inconcludenti. *** GRANDE STORIA ADDIO. Nel periodo greco-romano, l’attuale percorso era il più lungo e largo degli antichi cardini che tagliavano i decumani: dal Superiore dell’Anticaglia al Maggiore, a Spaccanapoli. Nel medioevo era il “vicus” del “raggio di sole”. Allargato “fino a 60 palmi” dai Borbone (tra 1839 e 1860), ci pensò Garibaldi a farne un rapido collegamento nordsud della Città, precisando che non sarebbe stato un suo “sventramento”. I lavori durarono dall’Unità d’Italia al 1880, presi in consegna dal sindaco Nicola Amore. Strada emblematica e identitaria, per Napoli, tanto che alla fine della prima guerra mondiale, anche se per un breve periodo, portò il nome del presidente Usa Woodrow Wilson: un segno di amicizia con il “nuovo mondo” che accoglieva gli emigranti meridionali. *** ONORE A LIBERO BOVIO. Via Duomo “strada degli abiti da sposa”: come non ricordare l’autore della struggente “Signorinella pallida?”, che qui abitò fino alla morte nel 1942? Chi scrive era accanto al figlio Aldo, direttore del Corriere di Napoli, quando nel 1992 venne scoperta al grande genitore la lapide commemorativa.