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La crisi della magistratura e le parolacce di Sgarbi

Opinionista: 

Cari amici lettori, non è per mia scelta che continuo a soffermarmi sull’argomento magistratura. Ciò avviene non soltanto perché, purtroppo, la crisi profonda della giustizia incide in maniera rilevantissima sulla spaventosa decadenza di tutte le istituzioni ma anche e soprattutto perché le cronache svelano quotidianamente nuove insopportabili magagne. Certo, non c’è solo la magistratura nelle cronache. Ieri, ad esempio, c’era l’impresa di “Insurgenzia” (gruppuscolo rivoluzionario che, se non vado e se nulla è cambiato nel frattempo, fa parte della giunta de Magistris) che ha impedito il comizio mondragonese di Salvini non solo con l’aggressione fisica (sapevano che la forza pubblica non l’avrebbe consentito), ma addirittura con il taglio dei collegamenti dell’impianto acustico. Dov’è finito l’ordine pubblico? Dove il rispetto delle libertà costituzionali? Avrei voluto vedere se qualcosa di simile fosse accaduto a Zingaretti o a Di Maio, a Renzi o alla Boldrini! Ma le istituzioni cacciano dalle sedi le organizzazioni di destra, che non hanno fatto nulla di simile, mentre i compagnucci vengono lasciai nel possesso degli edifici pubblici occupati! Ditemi voi che questo non è segno univoco della sfascio delle istituzioni di cui dicevo in principio. Tornando alla magistratura, sono sconvolto addirittura per il numero di magistrati finiti in galera, la maggior parte di loro per corruzione. Ai tempi di mio padre un magistrato in galera era qualcosa di inimmaginabile. Debbo aggiungere che anche ai miei tempi il fatto non era così frequente: io non ho avuto il dolore di conoscere magistrati corrotti, anche se ne ho incontrato un paio che erano assolutamente incapaci. Leggevo ieri di telefonate a luci rosse nel fascicolo a carico, appunto, di un magistrato attualmente detenuto per corruzione; ma leggevo anche di analoghe intercettazioni su un magistrato napoletano in servizio, ovviamente eletto, a suo tempo, al Csm. Tutto ciò solo ieri; tornare indietro con la memoria è ricerca troppo spiacevole, né posso menzionare fatti su cui la mia memoria è manchevole, perché cerco sempre di dimenticare ciò che troppo m’offende. Le notizie più sconvolgenti, però, riguardano quella che da sempre considero la vergogna della Cassazione: la famigerata sentenza contro Berlusconi. Il consigliere che, essendo relatore nel processo, cercò in ogni modo di evitare l’indecente pronunzia, è morto. Egli ha lasciato, però, una registrazione, ove dice, fra l’altro che fu “grave ingiustizia”, “vicenda guidata dall’alto”, “plotone di esecuzione”, che “sussiste una malafede del presidente del collegio, sicuramente”, per poi concludere: “Non mi mettevo a fare il magistrato se questo è il modo… per colpire le persone, gli avversai politici”. Ancor più significativa la recente sentenza civile del Tribunale di Milano, ove si legge, fra l’altro che “Il fatto della interposizione fittizia contestato nei capi di imputazione non sussiste!”. E si tratta, badate bene, di una sentenza che da torto a Mediaset nella lite con altra società! Prove certe. Non ce n’era bisogno, perché subito rilevai che con quella sentenza la Cassazione aveva ribaltato una sua consolidata giurisprudenza alla quale poi è tornata. Caso unico di ingiustizia talmente evidente da demolire l’indispensabile fiducia nell’operato della Suprema Corte. Continuiamo, però, a scorrere la cronaca, che riporta il grande evento mediatico della settimana: il caso Sgarbi. Caso che presenta una strana anomalia: ad esso è completamente estranea la sinistra. Gli antagonisti del critico d’arte sono entrambi di parte berlusconiana: Mara Carfagna, che presiedeva l’assemblea, e Giusy Bartolozzi, magistrato eletto nelle liste di Forza Italia. Voglio premettere che a me Vittorio Sgarbi è simpatico, anche se è fuor di dubbio che sia “sgarbato”. Egli è fuori dell’ordinario e non è un campione di moderazione, ma apprezzo la sua rara capacità di non soggiacere alle interruzioni dei sinistri con i quali si trova a dibattere. Personalmente, preferisco non dibattere con loro e non lo faccio; mi sembra, tuttavia, ragionevole rispondere con la gentilezza alla gentilezza e con l’insulto all’insulto. Bisogna anche dargli atto che ha concluso la vicenda con un vero coup de théâtre: farsi portare a braccia fuori dall’aula e poi associare sui media la foto della scacciata con i quadri della deposizione di Gesù mi sembra geniale. Il punto centrale è che Sgarbi aveva illustrato una sua proposta di commissione parlamentare d’inchiesta sulla magistratura ed aveva affermato che l’Anm è un’associazione mafiosa. La Bartolozzi ha ritenuto, erroneamente, che si riferisse all’intera magistratura. Di qui lo scontro e la reazione, eccessiva come sempre, di Sgarbi. L’Anm è, però, realmente un grave problema. L’on. Bartolozzi, anche se di centrodestra, è un magistrato andato in Parlamento che tornerà nelle aule di giustizia. Un andirivieni che non approvo e che merita l’attenzione del legislatore. Gli eccessi di Sgarbi potrebbero richiamare l’attenzione del pubblico e del Parlamento sulla urgente necessità di fare qualcosa. Se così avvenisse, gli dovremo perdonare urla e parolacce.