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La governabilità, questa sconosciuta

Opinionista: 

Aleggere i sondaggi, che in questo periodo di campagna elettorale imperversano, non si può non registrare una notevole incertezza sui risultati che scaturiranno dalle urne. Su un dato, tuttavia, i sondaggisti concordano: nessuno dei tre grandi schieramenti in lizza (centro-destra, centro-sinistra e Movimento Cinquestelle) potrà ottenere, da solo, una maggioranza che gli consenta di governare senza alleati. Come potrà essere governato, allora, dopo il voto, il nostro paese? A questo cruciale interrogativo - certamente il più importante tra i tanti sul tappeto - le forze politiche non rispondono. Tutti si dicono certi di conquistare una tale messe di consensi che renderà inutile l'alleanza con altri partiti. Delle due l'una: o l'ostentata certezza del successo non è altro che un espediente propagandistico o i partiti mancano del tutto del senso della realtà. Quest'ultima ipotesi sarebbe decisamente allarmante, ma è la prima quella che ci sembra la più probabile. Che la governabilità sia la madre di tutti i problemi e fuori discussione. Stiamo da qualche tempo esportando (vedi la Germania) una instabilità che costituisce una delle nostre più negative caratteristiche. Ma, governare necesse est. L'Italia dovrà pur avere un governo. E, allora, quattro sono le ipotesi possibili, piaccia o non piaccia ai protagonisti di questa campagna elettorale. La prima è che si realizzi un'intesa Renzi-Berlusconi, cioè tra il Pd e Forza Italia per dar vita ad una "grande coalizione", edizione riveduta e corretta del famigerato "patto del Nazareno". Si dirà: ma come faranno gli uni e gli altri a smentire le solenni affermazioni con cui hanno escluso la possibilità di questo tipo di intesa? E, soprattutto, il centro-destra che, pur non ottenendo i consensi necessari per governare da solo, potrebbe affermarsi come la forza di maggioranza relativa, non correrebbe il rischio di dividersi tra quanti non sono pregiudizialmente contrari ad un accordo con il Pd e quanti (Lega), invece, sono ad esso assolutamente ostili? Ma gli "impegni" di questo periodo potrebbero essere disattesi di fronte all'esigenza di dar vita ad un governo. Illuminante, al riguardo, è quello che sta accadendo in Germania dove Martin Schulz, dopo aver solennemente dichiarato che mai e poi mai il suo Spd avrebbe accettato di ridar vita ad un governo di "grande coalizione" con l'Unione cristiano democratica di Angela Merkel, sembra ora disponibile, proprio in nome della governabilità, a tornare sui propri passi. La seconda ipotesi, nel caso in cui nessuna alleanza si rivelasse possibile, è che si costituisca un " governo del "Presidente" vale a dire un esecutivo di natura “tecnica” (si è addirittura fatto il nome, per presiederlo, di Giuliano Amato) che, privo di una maggioranza precostituita, sia emanazione diretta del capo dello Sato e raccolga di volta in volta in Parlamento i voti necessari. C’è, poi, una terza ipotesi, emersa nelle ultimissime ore, collegabile a questa, pur differenziandosene notevolmente, che sarebbe avallata da Berlusconi ( non solo). Gentiloni non si dimetterebbe all’atto dello scioglimento delle Camere in modo che, se dovesse risultare impossibile dar vita ad un nuovo governo, potrebbe continuare (ma con quale maggioranza ?) a rimanere in carica. Sarebbe come dire, osservando il burrascoso andamento dell’attuale campagna elettorale: tanto rumore per nulla. E, soprattutto l’impotenza della classe politica avrebbe un clamoroso attestato. La quarta e più drammatica ipotesi è che , non essendo possibile formare alcun governo, si decida di far nuovamente ricorso alle urne. Una soluzione, questa, che potrebbe provocare conseguenze assai gravi soprattutto in campo economico, proprio nel momento in cui, sia pur cautamente, sembrano essersi determinate le condizioni di una possibile ripresa. Il problema della governabilità ci sembra, dunque, il principale problema sul quale dovrebbero confrontarsi i tre schieramenti che si contendono il voto degli italiani. E dovrebbero dirci come intendono realisticamente affrontarlo anziché insistere, come sta accadendo, in smargiassate propagandistiche.