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La politica che danneggia ancor più il Mezzogiorno

Opinionista: 

Lo scenario che inquadra le “sedi del potere” (Quirinale, Senato e Camera, Corte Costituzionale, Palazzo Chigi) non è affatto rasserenante. Anzi, le vicende ultime accrescono di molto l’apprensione generale, al Nord come al Sud. Poichè, però, è sempre doveroso fare le debite distinzioni, non appare esagerato (o frutto di radicati pregiudizi), rilevare che, anche in questi più recenti “sommovimenti” politico-partitici riflessi nel Parlamento, chi paga il prezzo più alto, quanto a immagine e credibilità, è proprio l’ampio territorio delle 8 regioni meridionali (se valesse a dare conforto, si potrebbe perfino, tutto sommato, liquidare la deprimente osservazione con lo sperimentato “nihil novi sub sole”).Ma il fatto, purtroppo, è che ogni volta si è costretti a dover prendere atto che è stato travalicato ogni limite fisiologicamente consentito e, per quanto riguarda la “dialettica” tra partiti e componenti sociali, si è ampiamente superata ogni tollerabile indecenza.

*** IL SOFFITTO DI CRISTALLO. Questa espressione, lanciata per la prima volta nel 1978 dall’anglosassone femminista Marilyn Loden, indica metaforicamente gli ostacoli che si debbono superare (o “rompere” trattandosi di un vetro), se si vogliono raggiungere livelli di rappresentanza e responsabilità sempre più alti, fino ai vertici massimi. Quella metafora è diventata sempre più, a sua volta, un simbolo: materializza l’ascensore sociale che può arrivare ai piani superiori come premio di combattività e coerenza sostenute da coraggio e carica di volontà. Un itinerario che vale per le singole persone come per comunità e gruppi organizzati, nonché per aree territoriali fermamente intenzionate a riscattarsi dalla subalternità. In molti casi quel “soffitto” è stato infranto.

*** RAPPRESENTANZE VUOTE. L’esempio del “soffitto infranto” si addice in buona parte al Mezzogiorno, che rappresenta più del 34 per cento del territorio nazionale. Dire che non sia ben “piazzato” tra le 5 più alte cariche della nostra Repubblica, sarebbe una negazione della realtà. Pensiamo: presidente della Repubblica Sergio Mattarella, siciliano di Palermo; della Camera il deputato napoletano Roberto Fico eletto a Fuorigrotta; della Corte Costituzionale Giancarlo Coraggio, napoletano con un passato di presidente del Tar campano; del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte foggiano di Volturara Appula. Se poi diamo uno sguardo ad alcuni Ministeri, vediamo fra i più importanti il pomiglianese Luigi Di Maio assiso agli Esteri; il siciliano di Caltanissetta Giuseppe Provenzano alla Coesione nazionale; il partenopeo Vincenzo Ammendola ai Rapporti con l’Europa. Dopo questa sbandierata di nomi e cariche viene provocatoriamente da chiedere, al Mezzogiorno, “ma che vuoi più dalla vita?” (efficace spot televisivo dell’Amaro Lucano!).

*** TRASFORMISMO A GO GO. I “sette consiglieri puttani” tradirono nel 1960 Achille Lauro per entrare, accolti festosamente dalla DC, nel “vaso di pandora”. Quell’episodio fa pensare -quanto a cambi di casacca, voltagabbana e vendita di votia quella madre che è penosamente sempre “incinta”. Le cronache dell’odierna deprimente politica, rieditano la figura dell’agopuntore messinese Domenico Scilipoti (dopo varie giravolte fonda il Gruppo della Responsabilità nazionale attingendo al manifesto degli intellettuali fascisti…).Conquista malinconicamente spazio, senza nemmeno sgomitare troppo, il pugliese Lello Ciampolillo: consiglia a tutti la cannabis e propone di fermare il disseccamento degli ulivi con il sapone e le onde elettromagnetiche; per dimostrare quanto tiene all’agricoltura (che il Premier gli abbia promesso il Ministero?) si vanta di aver fissato il domicilio, alla Tarzan, su un ulivo che, tuttavia, non ha evitato l’espianto….

*** TRENO DA NON PERDERE. Occhi puntati sul Recovery Plan (222 miliardi in 3 anni) e i colpevoli ritardi dell’Italia (più penalizzato sempre il Mezzogiorno). David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, stimola a recuperare il tempo perduto. Un’occasione da cogliere a pieno, ribadisce Amedeo Lepore, cattedra di Storia economica all’Università Vanvitelli, in un incontro coi rotariani del Nord Est (presieduti da Marta Catuogno), partecipi della grande inquietudine generale