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La scelta sul criterio del meno peggio

Opinionista: 

Ad una settimana dal voto per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco di Napoli ho provato ad immaginare le ragioni che potrebbero indurre un elettore modello a formulare la propria scelta. Parlo di elettore modello, nel senso d’un elettore che non si lasci guidare unicamente dal rapporto amicale, dalla simpatia o da qualcos’altro di personale; non perché questi aspetti non debbano o non possano in indirizzare la scelta: ché, anzi, nelle attuali condizioni parrebbero essere il criterio preferibile. Ma perché questo attiene appunto ai singoli e non ad una valutazione di carattere politico, quella della quale è possibile discutere su d’una pagina di giornale. Ebbene, davvero non sono riuscito a darmi un’apprezzabile risposta. Se si guarda ai cosiddetti programmi, ammesso che dopo le esperienze sino ad oggi maturate abbiano una qualche credibilità, è abbastanza chiaro che essi non si differenziano un granché. Trasporti, strade, lavoro, rifiuti, e così via. Sono le funzioni proprie d’ogni comune e dunque è ovvio che intorno ad esse ci si cimenti, dando la stura alla propria originalità. Il problema è però che queste dichiarazioni d’intenti sono prive di qualsiasi concretezza, non sono in alcun modo strutturate, nemmeno s’accenna ai modi con i quali s’intenderebbe realizzarli. Se io, per fare un esempio, dichiaro che da sindaco acquisterò trecento, seicento o mille pullman, ovvero ancora che riparerò tutte o gran parte delle strade groviera della città (sull’esempio del presidente De Luca che l’ha affermato per quelle dell’intera Regione Campania), è ben chiaro che dirò una cosa auspicabile, ma è altrettanto chiaro che le mie parole non presenteranno alcuna plausibile ragione per essere credute. Tutti sanno che nelle casse del comune non c’è il becco d’un euro e che le entrate sono, come del resto in gran parte degli enti, appostate con gran dose d’ottimismo, quella che il buon senso sconsiglierebbe. Anche perché nei programmi non s legge dove s’andrebbe a tagliare per recuperare risorse, o lo si afferma assai vagamente ed in astratto, perché, si sa, i tagli sono dolorosi ed impopolari. Se l’elettore modello volesse orientarsi sulla base di valutazioni strettamente personali, anche lì avrebbe ben poche ragioni per decidere: dovrebbe scegliere tra un sindaco uscente che ha sì evitato che l’immondizia riempisse ancora le nostre strade, ma l’ha fatto con mezzi precari ed antieconomici, venendo meno al precedente patto con gli elettori; per il resto la sua azione amministrativa non mi pare si lasci ricordare. Quanto agli sfidanti, c’è Lettieri, imprenditore del cui passato non è possibile parlare perché quando altri l’hanno fatto sono seguite querele, e questo non va bene per un candidato sindaco: presente per cinque anni in consiglio comunale, in realtà è stato attivo soprattutto in interviste ai giornali, non risultando che un suo atto abbia mai creato grattacapi a qualcuno. C’è ancora Valeria Valente, del cui passato anche non è possibile parlare, non per le querele ma perché non viene a mente nulla di memorabile o quanto meno di registrabile. L’ingegner Brambilla, l’abbiamo conosciuto in occasione di questa campagna elettorale, senza rimanerne peraltro folgorati. Ci sono poi altri candidati le cui possibilità di successo sono pressoché pari allo zero. È possibile che un certo distacco dalla politica procuri in me un giudizio venato da eccessivo pessimismo. Però mi chiedo qual sia la ragione per cui a Napoli – terza città italiana – sono presenti candidati così poco stimolanti, privi di percepibili doti e competenze, dei quali quando si discorre s’ha davvero molto poco da dire. Conosco più d’una persona che avrebbe saputo distinguersi, avrebbe saputo esprimere idee di rilievo, avrebbe avuto modo di presentare quel che si definisce un progetto per la città. C’è qualcosa che non va ma non va nel mondo della politica e nei suoi criteri di selezione; il profondo senso di sfiducia e l’allontanamento da essa, lasciano presagire che ancora una volta il partito più forte sarà quello del non voto. E che la scelta sarà sul criterio del meno peggio. Non molto per rifondare una comunità ormai slabbrata, disincantata ed allo sbando.