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La Schlein vince in un partito che è tutto da rifare. Da zero

Opinionista: 

La vittoria di Elly Schlein è stata salutata da molti come rivoluzionaria: una donna, giovane, indipendente, nuova, fuori dalle correnti. Per molti aspetti è vero, ma anche per quegli aspetti per cui è vero, andrebbe tolta la tara. Intanto va detto con chiarezza che è innanzitutto una vittoria sua, della sua immagine e della sua storia politica, capace di fare quello che tutti sogniamo e ci aspettiamo dalle primarie, ovvero consentire all'ousider di vincere. I soloni della vittoria già scritta contando le tessere e la nomenklatura in questo caso hanno avuto torto, dimostrando di essere ormai fuori dalla storia. Il percorso di Elly parte da lontano, come osservatrice diretta come vlogger (tra i primi) della campagna di Obama, anche lui per molti versi un outsider. Ha seguito dall'inizio, tutto, il percorso di Pippo Civati e le sue primarie, senza dubbio osservando e imparando anche i linguaggi delle altre correnti. Se viene ricordata per occupy-pd dopo i 101 di Prodi, nel Pd Elly ha collezionato in brevissimo tempo una legislatura europea, una regionale (in cui è stata anche presidente dell'assemblea) e adesso è deputata. Diciamo che non può esattamente essere considerata una outsider. E non è un caso che di certo non le sono mancati sostegni importanti. Tutta la componente di Orlando-Provenzano, gli ex civatiani, mezza sinistra pd, una valanga tra sindaci consiglieri comunali e regionali, praticamente tutti coloro, e non sono pochi, che non sono stati rieletti (fosse anche per vendetta) e non da ultimo colui che da sempre (non ha mai perso un colpo) è in maggioranza: Dario Franceschini. Diciamo che con questo esercito la rivoluzione non la fai: non ce n'è uno che la voglia. Semmai resta il sentore di tanti appoggi opportunistici, fiutando nel vento il profumo della voglia di cambiamento, dettati dall'interesse personale di stare sul carro vincente e consolidare le rendite di posizione, che siano storiche o da poco acquisite. La sua vittoria deve anche molto a Giorgia Meloni, perché il Pd non poteva più permettersi di non avere la sua figurina rosa all'apice dopo che la prima donna premier l'ha espressa la destra nazionale. Nè può più fare scena o manifesto dei diritti civili (in concreto sappiamo come sono finiti i Ddl Zan e Cirinnà), con le proposte di legge di Gasparri, Fontana come Presidente della Camera ed Eugenia Roccella al Ministero della Famiglia e della Natalità. Elly Schlein oggi era la candidata perfetta per il popolo del pd che voleva dire la sua su questi temi, e ne ha avuto l'occasione. E qui sta il secondo punto. Molto hanno scritto che è una segretaria che non rappresenta gli iscritti, visto che ha perso nel primo turno nei circoli. Ma a me vien da dire che sono i dirigenti del pd e dei circoli che sono minoranza e non rappresentano il popolo degli elettori del pd, e quello che quegli elettori vogliono. Sarà mica così semplice in fin dei conti interpretare il perchè il Pd perde voti e consensi e rappresentatività? Premesso che Elly (che conosco da quindici anni) la rivoluzione, suo malgrado, non la farà, semplicemente perchè non la potrà fare, credo che a tutto il Paese ed alla democrazia nel suo complesso faccia bene e sia una buona cosa avere un Pd forte, rinnovato, giovane, e rappresentativo del suo elettorato reale e potenziale, e che ne raccolga le istanze. Questo vale per tutti i partiti. Il rischio però è che con un partito massacrato al suo interno, questo anno passi come una lunga notte di lunghi coltelli, con lotte di consolidamento di posizione, di killeraggio dell'avversario, di voglia di rivincita, di richiesta del ruolo sin qui negato, e che la nuova segretaria sia un pò "un bel coperchio utile" a chiudere la pentola della minestra riscaldata, quando non proprio marcia. Un coperchio utile sino a quando non sarà più utile un nuovo capro espiatorio