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La sottile sfida di Donna Matilde

Opinionista: 

Ci sono sfide che meritano ancora di essere giocate. E guardare al passato non vuol dire chiudere gli occhi su un presente sempre più imbarazzante. Ma ricordarsi che Napoli è stata, fino alla fine dell’Ottocento, un’antica, straordinaria capitale europea, costruita attraverso le storie di personaggi prodigiosi. Recuperare il coraggio e il magistero di Matilde Serao ci è sembrato, in questo senso, un atto necessario, quasi dovuto. Ed è nato così, attraverso il coordinamento di chi scrive, di Gabriella Liberati, di Donatella Trotta e di tante illustri studiose un testo ricco, compendioso, in uscita a gennaio, che si muove tra giornalismo e letteratura, producendo documenti ed analisi inedite legate ad una donna che ha saputo tracciare il solco versatile di un nuovo femminismo. La storia di Donna Matilde si intreccia, inevitabilmente, con quella di Napoli, il grande archivio nel quale costruisce le sue storie, i suoi personaggi, le trame infinite dei suoi volumi. Una lunga autobiografia, una straordinaria biblioteca della memoria nella quale la Serao infila la pietà, la disperazione, l’allegria di una città che si sentiva, allora, ancora capitale. E, tra le sue righe, la prosa sulfurea, calorosa, eloquente mai banale che racconta, con onestà critica, i problemi della città, le sue oscure malinconie, le sue storiche negatività, proiettandoli in una dimensione multiforme, europea, in grado di giustificare tanto il gusto conclamato del pittoresco quanto la frenesia di quella strana promiscuità. Un mondo inquieto, una folla di eroi solitari che furono apprezzati ben oltre i confini nazionali, portandola, nel 1926, a sfiorare quel Nobel che avrebbe sicuramente meritato. Il compendioso volume, edito dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, prova a riprendere tra le mani la materia magmatica ereditata dalla Serao per decifrarla secondo codici sempre più profondi. Uno scandaglio nuovo e appassionante proposto attraverso il filo sottile di una memoria che conserva ancora la trama di quelle storie attraverso il vorticoso pulsare dei vicoli, il confuso brulichio della folla e le vene varicose di una città difficile e inquieta come Napoli. Provando ad inventare una Smorfia nuova: legata allo straordinario anfiteatro di ritratti che la Serao ha saputo illustrare.