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La strana aritmetica degli indizi su Napoli

Opinionista: 

Ogni statistica è sempre una fotografia mossa, parziale, sicuramente perfettibile. Ma le chiavi di lettura che offre l’indagine sulla qualità della vita in Italia del Dipartimento di scienze economiche e sociali dell’ Università La Sapienza di Roma, in sintonia con il quotidiano Italia Oggi, è un indicatore rilevante per il ventaglio di temi messi a fuoco. Innanzitutto, la classifica generale del Paese, Mantova al primo posto, Crotone all’ultimo e Napoli al 108esimo posto, arretrata ulteriormente di cinque posizioni rispetto al 2015, terz’ultima a livello nazionale. Se la cavano senza particolare gloria anche Avellino (92esima), Caserta (91esima), Salerno (79esima) e Benevento (72esima). Una Campania, insomma che, alla luce di questi dati, arretra, ripiega, si iscrive a pieno titolo nelle difficoltà di un Mezzogiorno che conosce dovunque la parola crisi. Ma conviene valutare e approfondire ogni dettaglio. Nella classifica degli affari e del lavoro, Napoli è al 103esimo posto (in testa Bolzano, Bologna e Trento), le provincie campane tutte sotto l’80esimo posto. In tutti i parametri la città partenopea, purtroppo, segna il passo. Tasso di disoccupazione (102esimo posto), importo medio dei protesti per abitante (99esimo posto), qualità dell’ambiente (92esimo posto ), concentrazione di biossido d’azoto (98esimo posto), dispersioni della rete idrica (78esimo posto), verde pubblico (88esimo posto), raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (90esimo posto), criminalità (98esimo posto). Posizioni di testa, in una triste controtendenza, sono legate agli infortuni sul lavoro in Campania, in rapporto al parametro di mille occupati. Prima, a livello nazionale, Caserta, seconda Napoli, terza Avellino, quarta Benevento, quinta Salerno. Lo sconcertante filotto di casa nostra. Ci sono numeri per tutti i gusti e tutti, in gran parte, umilianti. Certo, non tutti i dati sono reperibili a stretto giro. Alcuni fanno riferimento al 2013, altri al 2014, l’aggiornamento non è puntuale ma emerge chiaramente come tutte le grandi aree metropolitane del Paese siano in crisi e come sia sicuramente più facile vivere in provincia, in realtà sotto i 100mila abitanti, nel Nord e nel Centro del Paese. In due anni, infatti, Roma ha perso 31 posizioni, scivolando all’88esimo posto, Milano 20, slittando al 56esimo posto. Il doppio di Palermo (che perde 9 posti) e addirittura di Torino, in arretramento di 5 posizioni. Proviamo a interpretare i numeri e fare una smorfia della situazione. Si tratta di rilievi di indubbio interesse ma, sicuramente, parziali. La qualità della vita non è fatta solo di semplici tabelle. Quando si parla di Napoli si dovrebbe far riferimento anche alla sua straordinaria posizione geografica, ad una prospettiva paesaggistica che ci è invidiata da mezzo mondo, ad una straordinaria scuola di saperi che trova radici nella musica, nel teatro, nella letteratura. Ma si tratta di statistiche quasi impossibili, difficili da declinare. Certo, i problemi esistono e sono anche allarmanti. Ma molte graduatorie possono offrirsi anche ad un’angolazione diversa, evitando di gettare altro fango su una città che, con difficoltà, giorno dopo giorno, prova a rimettersi in piedi, declinando, per molti versi, al di là di una semplice aritmetica, una versione umile e diversa della nostra vivibilità.