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La tutela della salute nel palazzo di Giustizia

Opinionista: 

La ripresa doverosa delle attività giudiziarie in un palazzo di Giustizia di grandi dimensioni come quello napoletano non può prescindere da una rigorosa e certificata adozione di tutte le misure capaci di assicurare l'assoluta tutela della salute pubblica. Il primo tema da affrontare, ritengo, sia la corretta sanificazione dell’impianto centralizzato di condizionamento dell’aria in una struttura che non consente (per la maggior parte) il riciclo d’aria naturale. Gli esperti sostengono che il Covid19 si può depositare sulle superfici e sopravvivere per diverse ore (se non giorni) sulle pareti delle condotte d’aria, spesso realizzate in materiale metallico, dei grandi impianti di climatizzazione e che quindi possono favorire l’esposizione al virus delle persone che si trovano all’interno dei locali climatizzati dove è assente il riciclo d’aria naturale. Nel rispetto del principio di precauzione, va predisposto un piano di interventi di disinfezione (sebbene costosi) ed utilizzati dei filtri particolari per depurare ulteriormente l’aria messa in circolo in ambienti chiusi ad alta affluenza nonché una corretta manutenzione. Per ridurre i tempi di ingresso (ancorchè contingentato) degli utenti sarà necessario dotarsi (in misura sufficiente) di termocamere montate su un cavalletto e collegate ad un monitor (presenti sul mercato). Per l’effettuazione della misurazione della temperatura corporea è sufficiente che l’utente si collochi a 1,20 metri dalla termocamera che effettuerà una scansione del volto, andando a leggere la temperatura su alcuni punti precisi ed elaborando una media che verrà trasmessa visivamente sul monitor. Nel caso in cui la temperatura rilevata sia superiore al livello stabilito (di solito 37,5°C), l’apparecchio farà scattare un allarme ottico/acustico che permetterà all’operatore di intervenire e allontanare la persona L’emergenza sanitaria da Covid-19, inoltre, rischia di travolgere principi ed istituti fondamentali del diritto processuale penale. Dopo aver subito l’abolizione della prescrizione dalla sentenza di primo grado (grave lesione dei principi ed istituti fondamentali del diritto penale e della Carta Costituzione) si paventa la possibilità di “normalizzare” la modalità di celebrazione del “processo penale da remoto”. Tale deprecabile scelta comporta di fatto una liquefazione dell’unità fisica dell’aula quale luogo di confronto dialettico e compresenza di più soggetti: l’indagato o l’imputato collegati da una caserma o da un istituto carcerario, l’avvocato dal proprio studio o dalla caserma col proprio assistito, il giudice e il pm (in un’aula che rimane tristemente vuota). Si elimina, con un tratto di matita, la vera ed effettiva oralità del processo penale che, ricordiamolo, si realizza solo con la compresenza di tutte le parti, dei difensori, dell’esaminato, dell’imputato e del giudice in uno stesso luogo fisico. La percezione diretta del testimone, l’inflessione della sua voce e la gestualità, il linguaggio non verbale, la possibilità di impedire che nel corso di un’udienza comunichi con alcuna delle parti o consulenti tecnici o sia altrimenti informato di ciò che accade nell’aula di udienza (art. 149 disp. att. c.p.p.): tutto ciò sarà molto verosimilmente vanificato. Sarà difficile preservare la genuinità delle dichiarazioni ed evitare qualsiasi tipo di interferenza o eventuale pressione da parte di soggetti terzi. Insomma tutto il faticoso percorso di costruzione della ricerca della “verità processuale” nel contraddittorio tra le parti verrà irrimediabilmente alterato. Mi chiedo: che ne sarà del segreto della camera di consiglio, con un giudicante magari collegato da casa o da qualsiasi altro luogo? Chi garantirà la giusta meditazione, la immediatezza della decisione, la serenità che dovrebbe vigere nel momento decisionale? In ogni caso in queste ore i rappresentanti del Coa e della Camera Penale di Napoli stanno predisponendo un documento in cui verranno fissate precise proposte per poter tornare in aula.

*penalista - Segretario Generale Fondazione Castel Capuano