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Le “due Napoli” di papa Francesco

Opinionista: 

Il sobrio, elegante palco allestito nella Casa dei Gesuiti a Posillipo, ha uno sfondo molto ampio: è come una grande “scatola aperta”, si scrive, per poter incorniciare, alle spalle, il Mediterraneo che viene proposto come “luogo di incontro fra culture”. Un incontro fra la natura e gli uomini, fra la politica e le pratiche di vita. Passaggio obbligato su Napoli da una parte privilegiata a piene mani da madre natura (e con episodi di ammirevole devozione religiosa), dall’altra condannata alla sofferenza per la litigiosità inconcludente dei suoi amministratori. Angelo Scelzo, vaticanista esperto, ricorda che nessun Papa, dei cinque finora venuti a Napoli lungo la storia trimillenaria della Città, si è mai sottratto alla condanna esplicita delle varie forme di malavita organizzata. Papa Bergoglio, visitando Scampia alcuni anni fa, ci ha aggiunto che la corruzione “spuzza”. Un neologismo verbale molto efficace. Nelle stesse ore di Posillipo, un inquietante aggiornamento. Il presidente Raffaele Cantone (Autorità anticorruzione) fa sapere che sono 2.250 le imprese colpite da interdittive antimafia. *** DIALOGO NEGATO. Ascoltano le parole del Papa i due vertici della Regione Campania e del Comune. Ma De Luca e de Magistris non si “sopportano” al punto da non “sopportare” nemmeno di stare seduti affiancati. Uno di qua, l’altro molti metri distante. Dove va a finire l’esortazione papale se i due non sono capaci neppure di quel “dialogo istituzionale” obbligatorio non per “amorosi sensi”, ma per dovere di carica? Musi lunghi, riserve mentali e retro pensieri preludio di “lotta continua”? Nel silenzio spicca la voce ammonitrice del Papa: ”Senza misericordia, la nostra teologia, il nostro diritto, la nostra pastorale corrono il rischio di franare nella meschinità burocratica o nella ideologia”. Poi l’accenno, garbatamente polemico e ben indirizzato, alla sindrome di Babele: non capire quello che l’altro dice o pensare che abbia detto qualcosa che non dice”. Ecco il male della incomunicabilità (nella società della comunicazione di massa.…): la poca predisposizione a capire e ad ascoltare. *** APPROPRIARSI DEL PAPA. Un’operazione sempre ad alto rischio. Secondo Gigi Di Fiore, Francesco “lascia un messaggio di ampie ed estese letture, anche politiche”. Accade questo: Vincenzo De Luca ascolta e tace. Luigi de Magistris, invece, ascolta e prorompe: “Il Papa ha scelto Napoli per questa iniziativa che ha avuto al centro il Mediterraneo e, in perfetta linea con le parole espresse, credo che già da un po’ in questa città si stia costruendo un nuovo umanesimo…”. Una cronaca divertita ci fa sapere che de Magistris era anche lui, in prima fila, munito di ombrellino giallo per ripararsi dal sole. Un ombrellino poco efficace, evidentemente, se il sole ha avuto buon gioco nell’indurre a parlare, con tanta autoreferenziale disinvoltura, di “nuovo umanesimo”: peraltro in un contesto partenopeo fortemente segnato da spietatezza criminale e dove la disobbedienza anche alle regole primarie di vita, amministrativa e sociale, sono state mandate consapevolmente “a farsi benedire”… *** LE CIFRE DISASTRO. Per un amministratore, la moralità risiede soltanto nella capacità di risolvere i problemi della comunità. Così affermava Benedetto Croce. Punto di partenza, ovviamente, l’equilibrio dei bilanci. Da questo profilo, nel caso di Palazzo San Giacomo c’è ora da chiedersi: sprofondo rosso o pozzo nero? Dal 2011 al 2018, in piena epoca demagistrica, il buco dei conti passa da 700 milioni a 1,6 miliardi, senza contare il disavanzo fuori bilancio. Le Partecipate sono gole profonde. La Napoli Servizi costa 68 milioni (ed è sempre più erogatrice di disservizi). L’Azienda Mobilità (ma immobilità sarebbe nome più coerente) alcuni anni fa aveva un passivo record. L’Asìa ci fa trovare sotto casa rifiuti che ammontano a 350 tonnellate. Troppe le assunzioni clientelari, denuncia Giuseppe Pedersoli ex difensore civico. Quanto si perde, ogni giorno, per multe e canoni non riscossi? Allargando il quadro ci si imbatte nel sistema trasporti, dalla Metropolitana alla Circum: pochi treni, molti guasti, ritardi enormi. Sugli autobus solo il dieci per cento fa uso di biglietto. Ogni periodico aumento va perciò a carico esclusivamente di quel dieci per cento che paga regolarmente (ma fino a quando potrà durare?). *** IL PREMIER E LA “LEGGE DELLE MUTANDE”. Al Presidente del Consiglio può capitare anche questo. Viene a Napoli (poco prima del Papa) per visitare, nella zona orientale di San Giovanni a Teduccio, uno dei poli tecnologici più avanzati (Cisco Academy, Apple Developer Academy). Trova che questo è il settore in cui occorre investire sempre di più perché “il riscatto del Sud passa per i traguardi delle eccellenze e della competitività già raggiunti”. All’improvviso a un balcone dirimpettaio s’affaccia, in mutande, l’anziano avvocato civilista, in pensione da un anno, Raffaele Capasso che a gran voce e tutto d’un fiato, dice: “Presidente Conte, siamo colleghi. Quando sarà approvata la legge che ci farà recuperare i crediti in sofferenza e riscattare i debiti deteriorati?”. Una scena tipicamente eduardiana da “Questi fantasmi”: il Premier si sente chiamato e s’affaccia anche lui al balcone: “Stia tranquillo, interverrò al Senato”. Qui ora si parlerà, dopo il simpatico-folcloristico siparietto, della “Legge delle mutande”.