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Le Soprintendenze sono da abolire

Opinionista: 

Quelli della mia generazione contestarono negli anni ’60 la decisione della Soprintendenza ai Monumenti di Venezia (allora si chiamavano così prima che su proposta di Giovanni Spadolini venisse istituito nel 1974 il ministero ai Beni e alle Attività culturali con le relative Soprintendenze provinciali) di bocciare il progetto del Memorial Masieri sul Canal Grande di Frank Lloyd Wright e il progetto dell’Ospedale generale alla Giudecca di LeCorbusier. Con questa stupefacente motivazione “le linee troppo moderne di questi manufatti edilizi mal si inseriscono nel contesto storico e artistico della città e ne costituiscono un grave turbamento”. (“manufatti edilizi” come si trattasse di modesti progetti da geometri e non di sublimi opere di architettura, deficienti!). La conseguenza di questa demenziale decisione di quattro burosauri ministeriali fu che Venezia e l’Italia furono private delle opere di due Maestri del Movimento Moderno. Venne impedito al più architetto americano di tutti tempi di realizzare in Europa un’opera di sublime bellezza, che avrebbe richiamato nella città lagunare un turismo colto e raffinato. Bruno Zevi li definì “due crimini contro la cultura architettonica mondiale”. Rimasti impuniti. Il Memorial Masieri era dedicato al giovane architetto Angelo, grande ammiratore di Wright, morto in un incidente d’auto. L’ospedale sulla laguna della Giudecca, che LC chiamò “la machine à guèrir”, era un insieme di volumi bianchi a un piano e con la caratteristica delle “ degenze a un solo letto, illuminate e aerate dall’alto. Tutti i quotidiani italiani, e molti europei, hanno denunciato l’8 agosto scorso la oscena presenza sul Canal Grande di un allucinante cubo bianco, come ampliamento del settecentesco Hotel Santa Chiara, autorizzato dalla locale Soprintendenza oltre che, ovviamente, dalla commissione edilizia e dal sindaco. Gli stessi che hanno consentito all’arch. Santiago Calatrava di realizzare un ponte hi-tech dall’incerta stabilità. Non posso che ribadire la necessità di abolire tutte le Soprintendenze ai beni architettonici e paesaggistici a dispetto delle vestali dell’ ambientalismo italico (Italia Nostra, Fondo per l’Ambiente Italiano, WWF e quant’altro) che le considerano “ balaurdi della tutela del nostro patrimonio storico e artistico”. Difensori dalla memoria corta perché queste sovrastrutture di burocrati (non fanno i piani paesistici prescritti dalla legge Bottai del ’39 perché, come denunciò a suo tempo il grande storico dell’architettura Roberto Pane, preferiscono esercitare un potere discrezionale, senza doverne rendere conto a nessuno) non hanno fatto nulla per impedire l’inverecondo degrado dei Siti Borbonici tra i quali la Reggia di Carditello ma, in compenso, hanno autorizzato il sacco di Napoli (gli ecomostri di Ottieri sono sorti col parere favorevole della Soprintendenza ai Monumenti ), i due escrementi edilizi scaricati sulla facciata del castello Aselmayer di Lamont Young al corso Vittorio Emanuele di Napoli, il mostro di Fuenti sulla costiera amalfitana , il mostro di Alimuri a Vico Equense, il mostro di Pozzano a Castellammare di Stabia, gli ecomostri di Punta Perrotti di Bari, le stazioni del metrò collinare di Napoli che hanno violentato le più importanti piazze cittadine, i due “baffi provvisori” alla scogliera della Rotonda Diaz in violazione del vincolo monumentale di via Caracciolo (dopo tre anni, la Soprintendenza non è capace di farli rimuovere). E potrei ricordare i Soprintendenti e i funzionari finiti in galera per corruzione. È il caso di chiarire che queste strutture esistono solo in Italia perché negli altri paesi la tutela del patrimonio storico e artistico e delle bellezze naturali è affidata a Commissioni di tutela, costituite da critici e storici dell’ architettura e da architetti, pittori e scultori di fama internazionale. E sono queste “commissioni di tutela” che vorremmo vedere al posto delle Soprintendenze ai Beni architettonici, culturali e paesaggistici. Da abolire. Senza se e senza ma.