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L’Europa sta a guardare la dittatura di Erdogan

Opinionista: 

La basilica di Santa Sofia a Instanbul ha incisa nella sua storia e nella sua pietra l’alternarsi di religioni, di culture e di storie che hanno segnato la sua esistenza. Dedicata alla sapienza di Dio, Sophia, fu dal 537 al 1453 cattedrale cattolica di rito bizantino e poi ortodosso, sede del Patriarcato di Costantinopoli. Con la caduta dell’impero romano d’Oriente fu adibita a moschea ottomana e tale restò fino al 1931 quando fu sconsacrata, grazie al prevalere della politica laica e modernizzatrice di Mustafa Kemal Atatürk e divenne un museo a partire dal 1935. La sfacciata provocazione di Erdogan è tutta mirata a sollecitare il consenso di masse (i giornali turchi parlano di 350.000 persone che hanno partecipato al corteo che ha accompagnato Erdogan alla basilica) che vedono finalmente profilarsi e realizzarsi il disegno del grande Stato musulmano. La Turchia, grazie alla scelta populista, antioccidentale e islamica del suo presidente, colloca un ulteriore tassello nella politica di espansione non solo nello scacchiere mediorientale (Siria ed Anatolia) ma anche, sotto il naso dell’Italia, nella Libia squassata da una interminabile guerra civile. Tutto sembra dare ragione a Erdogan e ampliare il consenso delle grandi masse musulmane, salvo a ricordare il carattere dispotico e dittatoriale di un potere che tiene in galera i suoi oppositori e che calpesta la libertà di stampa. La curvatura populistica del potere di Erdogan ha mostrato il suo vero volto, quando dopo aver accolto le norme di prevenzione occidentali da tenere durante il lockdown, ha consentito che il grande capo fosse accompagnato da centinaia di migliaia di persone osannanti specialmente quando il “grande padre” dopo aver percorso il tragitto verso Santa Sofia ha detto queste parole: “In quest’ora sacra, in questo luogo sacro, stiamo assistendo a un momento storico. Oggi finisce l’attesa che ha spezzato il cuore alla nostra Nazione”. Devo osservare – a meno che qualcosa mi sia sfuggito – che già a 48 ore dalla “presa di possesso” della moschea e dalle minacciose frasi pronunciate da Erdogan, il mondo occidentale sembra aver dimenticato il grave episodio che ricorda i furori dell’iconoclastia (sono stati infatti coperti i mosaici cristiani) e mostra di non dar peso all’altro show della giornata: la chiusura del mausoleo dedicato al padre della patria Ataturk e poi la visita alla tomba del sultano Mehmet che espugnò Istanbul togliendola ai bizantini. Ma la vicenda di Santa Sofia è solo un tassello di una scaltra operazione politica che ha messo in imbarazzo alcune frange dell’opposizione, timorose di essere additate come nemiche della volontà popolare e della sua fede musulmana. Resta da chiedersi se questa timidezza non induca il califfo al potere a dar seguito ad alcuni provvedimenti che limitano fortemente i diritti delle donne (come l’introduzione del matrimonio riparatore a seguito di uno stupro) e i diritti dell’informazione (vietare Facebook, Twitter, You Tube). Resta infine da chiedersi fino a quando l’Europa e i suoi organismi istituzionali possano restare indifferenti dinanzi a questa deriva autoritaria e soprattutto fino a quando le Nazioni democratiche che aderiscono al patto atlantico possono continuare a sedere accanto a una Nazione che non rispetta i diritti umani.