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L’unica guerra santa è contro i fannulloni

Opinionista: 

Come ci viene dalla storia, nessuna guerra mai è stata “igiene” dei popoli. Il Novecento (il secolo breve ma che di secoli ne contiene due, uno più tragico dell’altro) ha dato pienamente ragione a Benedetto Croce quando diceva che i conflitti vanno risolti con le armi della dialettica e non con la dialettica delle armi. Oggi, per difendere democrazia e convivenza, c’è una sola “guerra santa” che si ha il dovere di combattere, tutta interna al nostro Stato. È quella contro i fannulloni e i furbi che pensano di campare bene sottraendosi ai loro doveri d’ufficio, a volte in maniera addirittura sfrontata e tracotante. Lo Stato, in questi casi, ha il dovere di tutelare la collettività reagendo con il massimo rigore. *** Due casi emblematici. Sono quelli di Ercolano e di Avellino. Qui, all’Asl irpina, 21 dipendenti (medici e infermieri tutti insieme allegramente) truccano le presenze (o esaltano le loro assenze) con aria di sfida puntando il dito medio contro la telecamera di sorveglianza. Sconcertato il pm Rosario Cantelmo che dolentemente afferma: «La borghesia irpina si prende gioco delle regole ». Ercolano, ai piedi del Vesuvio, non ha voluto essere da meno. Qui i furbetti sono stati di due tipi: quelli in divisa nel comando della polizia urbana e quelli negli uffici del Comune. Molto severo il giudizio dell’Anticorruzione: il presidente Raffaele Cantone invoca più efficienza e più trasparenza. A sua volta il filosofo morale Aldo Masullo inveisce contro il “ceto borghese medio” che si prende gioco delle regole (“se ne infischia, le dileggia e offende”). *** Un problema più vasto. Riguarda funzionamento e qualità della pubblica amministrazione ai diversi livelli, nessuno escluso. Partiamo dalle regioni meridionali: il sistema pubblico-istituzionale è fra i peggiori d’Europa come dimostra una recente classifica della Cgia (Associazione artigiani piccole imprese di Mestre). La Campania conferma la sua poco esaltante vocazione ad essere “pecora nera”: è al 202esimo posto fra i 206 territori esaminati. Un disastro che si chiama uffici e servizi pubblici, burocrazia e assegnazione degli appalti, diffusione delle pratiche corruttive. Peggio di noi solo la regione turca del Bati Anadolu. *** Un aforisma. Si fa giustamente appello alla coscienza di ciascuno. Ma la coscienza individuale, come qualche curioso si è preso la briga di verificare, pesa appena 60 grammi. E rischia di diventare sempre più debole e inconsistente. Occorrono, allora, robuste iniezioni di silicone (fatte da un infermiere collettivo che si chiama Stato), per renderla un po’ più forte e meno evanescente. *** Automobili diseguali. Così per quanto l’Rc tra Nord e Sud. In Senato l’ultima battaglia per ottenere una tariffa equa nelle regioni meridionali a cominciare dalla Campania. Si sa che l’assicurazione è obbligatoria (e passi!). Ma dove è scritto che a Napoli, tanto per fare un riferimento geografico, anche chi non fa incidenti deve pagare di più proprio perché tanti sono gli automobilisti che ne fanno? (“Non ci sono strumenti a sufficienza per combattere le frodi”, si giustificano, nascondendosi dietro un dito, le compagnie assicurative). Un alibi che non regge: da un bel po’ di tempo (lo rileva l’Ivass, l’Istituto per la vigilanza sulle Assicurazioni) nel Napoletano e nel Casertano si verificano meno incidenti. Per scoraggiare ulteriormente gli abusi, non sarebbe più conveniente e giusto premiare, con adeguati sconti, gli automobilisti prudenti e virtuosi? *** 21 marzo. Famoso, e atteso, perché ci porta la primavera. Ma ora anche perché diventa la data delle università, della giornata in cui i rettori, riuniti nella Conferenza nazionale, riflettono sul problema degli studi superiori. In Campania abbiamo sette università tradizionali e tre telematiche, più di 600 corsi di laurea che impegnano oltre 400 mila fra professori, studenti e personale amministrativo. Un primo dato: diminuiscono le immatricolazioni, sempre più numerosi gli studenti che vanno al Nord, crisi nell’offerta dei servizi di assistenza. Aumentano solo le tasse di iscrizione. Può essere soltanto su questo punto la concorrenza fra gli atenei? Il 21 marzo entra la primavera, ma la primavera degli studi universitari quando arriverà?