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Ma non è una cosa seria, roba da “toghe rosse”

Opinionista: 

Cari amici lettori, due settimane fa vi presentai una farsa molto meno seria di quelle di Pulcinella, orchestrata da certa stampa di sinistra. Oggi abbiamo un’altra manifestazione teatrale, una specie di avanspettacolo televisivo. Come altro potremmo definire il reality show inscenato al Tribunale di Palermo, una città abituata dai suoi inquirenti a spettacolari e mastodontici processi che, quasi sempre, finiscono in una bolla di sapone, lasciando mucchi di macerie? Noi sappiamo che il processo a Matteo Salvini è un’assurda montatura, un non sense non certo al livello del teatro dell’assurdo. Se non lo avessimo già saputo, ce lo avrebbero rivelato le intercettazioni di Palamara: “Salvini ha ragione ma va attaccato”. Se non lo avessimo già saputo, lo avremmo appreso da più giudicati di altri organi della stessa magistratura su fatti analoghi, con la definitiva assoluzione perché nel comportamento del ministro non era ravvisabile alcun illecito penale. Anche in questo caso Palermo va avanti con questo ridicolo spettacolo di periferia, ammettendo come testimoni Conte e Di Maio che, se illecito vi fosse stato, ne sarebbero stati correi. Ma tutto questo non bastava. Già, perché assistente alla regia è la parte offesa, quelli che appaiono gestori dell’imbarcazione pirata. Costoro hanno avuto l’ideona di lanciare, nei titoli di coda, la straordinaria partecipazione di una stella, l’attore di Hollywood Richard Gere. La pubblica accusa non era d’accordo: vorrebbe far finta che si tratti di una cosa seria, perché, in ogni modo, “Salvini va attaccato”. Così in aula lo stesso procuratore capo e un aggiunto dirigono i due sostituti addetti al processo. La difesa, invece, ben consapevole che la deposizione di Gere è solo un coup de théâtre, non si è opposta. La cosa grave, a mio parere, è che il Tribunale abbia accolto la richiesta. Questo sembra indicare, a mio avviso, che il giudice sia consapevole della teatralità del processo e voglia a esso aggiungere tutta la visibilità possibile, oltre che portarlo a lungo. Mi auguro di sbagliare, perché teatralità e durata non sono compatibili con una corretta risposta di giustizia. Ci sarà anche Conte, abbiamo detto. Sarebbe egli, anziché un complice del cattivo Salvini, il difensore della libertà degli immigranti clandestini? Direi di no, se è vero, com’è vero, che è stato lui, insieme ai suoi esperti oggi indagati per il business di mascherine e altro, a inventare il lookdown? Allora delle due l’una: o i migranti clandestini meritano più tutela dei cittadini italiani o la malafede di questa gente è arrivata a un livello inverosimile. Mettiamo che Salvini meriti anni di carcere per aver sequestrato i migranti. In tal caso Conte, Orlando e compagni meriterebbero l’impiccagione per aver sequestrato gli italiani in casa, con un istituto che, inconsapevolmente, porta un nome che originariamente significa carcere duro in una cella sotterranea. Potreste obiettarmi che in Italia la pena di morte non esiste. Vero, ma non esiste nemmeno una norma che incrimini la condotta tenuta da Salvini, in accordo con tutto il governo. Situazione disperata, ma non seria. Disperazione ne ha portata, negli anni, questa buffonata. C’è chi è morto per lo choc delle accuse, chi ha visto la propria vita rovinata; e noi conosciamo solo una piccola parte dei drammi provocati dalla malagiustizia. A livello di capi di governo, come non ricordare Bettino Craxi morto in esilio per colpe comuni a tantissimi altri politici rimasti indenni? Berlusconi si è salvato e, anche se i processi non sono finiti e ha patito i sevizi sociali per un’ingiustissima condanna, oggi è riabilitato anche dai nemici di sempre. La vittima di turno è Salvini, che certamente seguirà la strada di Berlusconi e non quella di Craxi. Anzi, non credo riusciranno a creargli nemmeno tutti i fastidi arrecati a Berlusconi. Vogliamo concludere con Pirandello? Ma non è una cosa seria. Roba da toghe rosse.