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Napoli e Sud, chiudiamo i diavoli nel cassetto

Opinionista: 

Benedetto Croce dipinse Napoli come un paradiso abitato da diavoli. Eduardo lanciò il famoso anatema: “fuitevenne”. Il destino della città venne e viene spesso tracciato come inesorabile e irredimibile. Chi prova a fare il contrario viene subito guardato con sospetto, come un moderno cantore del “tutto va bene madama la marchesa”. Ma forse è venuto il tempo di combattere i luoghi comuni, senza per questo chiudere gli occhi di fronte alle gravi contraddizioni della metropoli del Sud. A Napoli non funziona solo la squadra di calcio. Le Universiadi, ad esempio, sono state un piccolo successo, che ha contribuito ad attrarre attenzione positiva verso la città. Il turismo ha superato la stagionalità da un bel pezzo. E approda in città, non solo nelle isole del Golfo. Colossi made in Usa continuano a stabilirsi a Napoli e nell’entroterra, da Apple a Cisco fino al recente insediamento di Amazon. In alcuni settori del made in Italy, principalmente nel sistema moda, i marchi napoletani si affermano in Italia e nel mondo, da Kiton a Isaia, da Marinella a Harmont & Blaine. Se poi guardiamo alla cultura e allo spettacolo, è palese la straordinaria stagione vissuta da Napoli, che annovera registi come Sorrentino, attori come Servillo, scrittrici come Elena Ferrante. Perfino la camorra è fagocitata dall’industria del cinema e dei serial, con risultati apprezzati su scala internazionale. E allora? Tutto va bene madama la marchesa? Senz’altro no! Napoli, il Sud, hanno redditi pro capite poco superiori alla metà di quelli del Nord, un tasso di disoccupazione giovanile pari a quasi il 34%, diciannove punti sopra i livelli del Centro-Nord. Ma le performance di Napoli, e anche di quel Sud che sta contribuendo a ridurre la dipendenza energetica del Paese grazie al boom delle rinnovabili (ormai coprono più di un quinto del fabbisogno nazionale) devono essere evidenziate, non pudicamente celate per timore di segnalare le positività. I risultati parziali dimostrano che questo territorio, questa gente, ha potenzialità non sfruttate, frustrate da una politica nazionale da decenni orientata a privilegiare presunti interessi del settentrione. E invece, cambiare registro, come almeno a parole mostra di voler fare il nuovo esecutivo, serve a tutto il Paese, non solo al Sud. Non limitiamoci agli annunci, dunque: variamolo e realizziamolo, questo piano di investimenti per il Mezzogiorno. E chiudiamo i diavoli, finalmente, nel cassetto dell’inferno.