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Napoli: meno librerie e aumentano le pizzerie

Opinionista: 

Giovani turiste tedesche attendono, a Capodichino, l’aereo per rientrare in Germania. Un cronista tv si avvicina e chiede quale ricordo porteranno con sé. Corale risposta, in un italiano preciso, “che Napoli è una città dove si mangia soltanto...”. L’aveva capito da tempo il sindaco Gaetano Manfredi quando, insediandosi  a Palazzo san Giacomo l’ottobre 2021, disse che il primo rischio da evitare era che la città diventasse una “friggitoria a cielo aperto” con decumani, centro antico e storico impregnati di odori non sempre gradevoli, stravolgenti l’identità tradizionale dei luoghi. Tutta una discesa in poco tempo: si legge sempre meno ma crescono a dismisura “cultura e culto consumistico del cibo”.

PROBLEMA ITALIANO. Progressiva la disaffezione per le librerie. Da Nord a Sud ce n’erano 3.640 con 11 mila addetti. Ora 300 in meno. A Roma sopravvivono alla crisi 476, a Milano 268 e a Napoli 248.Se le librerie chiudono, l’editoria “arranca” anche se pubblicando 237 libri al giorno sul territorio nazionale, si penserebbe a un mercato fiorente. Resta lo sbarramento, un muro massiccio, che differenzia per genere i lettori:44 per cento le donne;35,5 gli uomini. Altra misura del divario nel nostro Paese: 48,1 i lettori del Nord-Est; 47,1 nel Nordovest; 27,9 nel Sud (qui si va dal 38,9 della Sardegna al 25,9 della Sicilia). Scarsa,in sostanza, l’attrazione ai libri. Se il 44 per cento ne legge almeno 3 in un anno, solo il 15 per cento ne “consuma” 12 (e questi vengono definiti “lettori preziosi e forti”).

PROBLEMA NAPOLETANO. La chiusura della Feltrinelli a piazza dei Martiri, almeno fino all’autunno, fa ricordare la “dismissione” di altre librerie diventate storiche anche come centri di elaborazione culturale in senso lato e di sviluppo del pensiero critico. Nella stessa “piazza dei leoni” c’era la Guida con un carico di collane molto pregiate e frequentate da rigorosi ricercatori. In via Carducci aveva aperto Gaetano Macchiaroli (1954) dopo l’esordio a Salerno 5anni prima. Amico di Giorgio Napolitano, si era molto distinto pubblicando opere leopardiane. Chiusa la libreria nel 1986, al suo posto comparve una ginseria. Poco distante, dopo 50 anni di attività cessa la “Marotta” frequentata da Domenico Rea, Luigi Compagnone, Pier Paolo Pasolini. Lì era nato il premio “Libro dell’anno”. L’aumento insostenibile del fitto ne segnò la fine. Uguale causa (2014) per la Guida Merliani che, per 40 anni, aveva fatto del Vomero “il paradiso dei libri” come ricorda Gennaro Capodanno.

LA CITTADELLA CHE SOPRAVVIVE. A Port’Alba i libri non si arrendono. Breve è il tratto di strada che, superando il monumentale arco di ingresso, da piazza Dante si affaccia sulle vie san Sebastiano e Costantinopoli. Breve ma tra due file di bancarelle stracolme di libri. Intere collezioni e collane che “si comprano anche a domicilio”, vanto dell’editoria antica e moderna. Prezzi ridotti al minimo che vanno incontro al piacere di curiosare e apprendere. Coraggiosamente resistono alla crisi nomi di libraieditori come Pironti, Berisio, Pacifico, Amodio, Langella, Mondadori. Lo sguardo cade sul palazzo dove nacque santa Caterina Volpicelli “donna colta e audace nella promozione civile e religiosa. Sullo stesso lato la targa con cui (1983) l’apposito Ministero dichiarava che la libreria internazionale Alfredo Guida “per l’attività svolta” meritava il titolo di “bene culturale dello Stato”. Incoraggiante la riapertura, breve ma emblematica, della gloriosa “Saletta Rossa” con il racconto “Libreria aperta per resistenza”, di Miryam Gison.

PIZZERIE AVANTI TUTTA. In Italia se ne preparano 8 milioni al giorno. Vi provvedono 127 mila aziende con un business di 30 miliardi l’anno. La Campania tra le regioni in testa con il consumo di un milione di “pezzi” al giorno. A Napoli, Città Metropolitana, il primato: 9 mila pizzerie con una media di 80-100 al giorno per ciascun produttore. Consumo freneticamente compulsivo, lunghe file di attesa specie sul lungomare. Per non evitare vuoti nel ricambio ai tavoli, si starebbe pensando di accompagnare le pizze con il marcatempo. Per ogni minuto di sosta in più, l’aggravio di un euro come nei sotterranei parcheggi privati.

IL PEGGIO DEL PEGGIO. Brutto il segno dei tempi: dover subire acriticamente l’invasiva “cultura del cibo” a tutto danno del formativo “libro della cultura”.