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Napoli senza obiettivi alla ricerca di un ruolo

Opinionista: 

Napoli ancora Napoli, sempre al centro di tante polemiche per una mancata svolta modernizzatrice e di efficienza. Più si riflette sulla storia amministrativa del Comune e più si rafforza il giudizio sulla inconcludenza degli ultimi venticinque anni, talmente manifesta e riconosciuta da doversene soltanto dolere. Non c’è stato sviluppo, il resto di niente; larga parte delle cose promesse o sono saltate o sono rimaste incompiute. Nonostante cospicui consensi elettorali, la musica non è cambiata mai: i sindaci all’inizio decisi ad affrontare e vincere la grande “sfida metropolitana”, per una Grande Napoli, poi, in corso dei lavori - si fa per dire lavori - hanno fatto il contrario. Il loro limite storico: stare a Palazzo San Giacomo e sognare altro. Bassolino di diventare Governatore della Campania, obiettivo centrato con un decennio non certo esaltante, e la Iervolino di occupare soltanto la poltrona di sindaco e basta, senza distinguersi per alcuna iniziativa, degna di figurare nella storia amministrativa della città. Infine, de Magistris servirsi del prestigioso trampolino comunale per l’ossessionante miraggio di una “leadership” rivoluzionaria nazionale. “Chiacchiere e distintivi”: tutto fumo e niente arrosto. Una brama che continua a perseguitarlo. Difatti, non potendosi ripresentare una terza volta, oggi la sua preoccupazione maggiore è tutta rivolta alla ricerca di alleanze per nuovi ambiziosi obiettivi o nella corsa per Santa Lucia come Governatore o in un ruolo istituzionale più gratificante. Il suo frenetico attivismo mediatico sui giornali e nelle tv, quali che siano - importante è comunicare - nel tentativo di trovare per sé e la sua creatura politica Dema, una sponda favorevole e solida, dimostra che la sua testa è altrove, non più a Palazzo San Giacomo. Roba da far arrossire di fronte all’esempio del sindaco di Milano, Sala, che ha rifiutato di prendere la tessera del partito, il Pd, fino a quando occuperà questo ruolo. Intanto cresce a Napoli una disaffezione molto critica tra la gente, sempre più convinta e scettica sulla classe dirigente comunale. Quando Eduardo cantava: “Napule è nu paese curiuso/ è nu teatro antico, / semp’apierto:/ ca senza cuncerto/ scenne p’ ’e strade / e sape recità…” coglieva il vero spirito della grande, genetica qualità recitativa e critica dei napoletani. Una divertita e divertente riprova su quanto appena detto, l’abbiamo avuta anche noi, qualche giorno fa, alla fermata dei pullman di Piazza Vittoria, dove, nell’arco di una decina di minuti, siamo stati spettatori di una serie di bordate ironiche nei riguardi del Comune da parte di due signori. Uno diceva: ”‘E cinchestelle ranno ‘o reddito e ‘o sindeche rà ’e cittadinanze… onorarie”. E un altro, subito dopo, aggiungeva di rimando: “Mo ‘o sindache ’e strada è addiventato puro ’o si sindache ’e marciapiede”, riferendosi a presunti, veniali “aiutini” in questa piazza al locale notturno del fratello. Scene apparentemente insignificanti, spie però della oggettiva lontananza della gente comune, di strada, dal primo cittadino, incontentabile.