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Napoli, tutto il peggio in un “giorno solo”

Opinionista: 

Si può leggere in un libro (“Tutto accadde in una notte” di David Levithan) o vedere in un film (“Tutto accadde un venerdì” del 1976) quello che, in termini di un “tutto” fuori dall’ordinario, si può verificare nel giro di poche ore. Una città può valere, in fatto di vicende che appartengono alla sua quotidianità e in un momento qualsiasi della settimana, molto più di un libro e di un film. Napoli ha, da questo profilo, una esemplare, significativa “dimostratività” non essendo seconda a nessuno e non temendo concorrenti. Per farne un’esperienza diretta basta rientrare in un giorno qualsiasi dopo un breve soggiorno fuori, a una certa distanza.

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Corsa al taxi. Nonostante l’alta velocità, il treno ha portato un sensibile ritardo. Si pensa di recuperare un po’ di tempo correndo verso le auto pubbliche. Si immaginerebbe, fuori dalla stazione, una fila ordinata di clienti in attesa (ineccepibile Roma-Termini). Invece no. In piazza Garibaldi è arrembaggio. Niente fila. Quasi sempre sono i tassisti (per fortuna non tutti) a chiedere ad alta voce dove si è diretti e a giudicare se quella corsa conviene di farla o no. Ma può mai un servizio così diventare un piccolo mercato fondato sulla personale trattazione da parte di chi agisce in base a una licenza rilasciata dal Comune? Se qualcuno (non napoletano, ovviamente) chiede: ma possibile che non ci sono vigili? Immancabile la risposta: sì ogni tanto qualcuno viene, ma appena va via il disservizio torna a “regnare sovrano”.

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Arriva il tassista buono. È quasi un’eccezione, uno che non mercanteggia. Sospiro di sollievo. Si esce dal parcheggio e si affronta la vasta piazza che, in attesa da anni di una adeguata “sistemazione”, riduce la percorribilità a poche strettoie. Se poi ai margini ci sono cortei (le ragioni, per farne, sono tante che non c’è bisogno di inventarne altre), allora scatta un micidiale blocco di auto immobili: una infernale marmellata di lamiere su cui passano, frastornanti, ondate di clacson impazziti. Non c’è scampo. L’irritazione è incontenibile. Invano si cerca un minimo di distrazione osservando l’imponente figura di Garibaldi che, dall’alto del marmoreo piedistallo, impugna il guerresco spadone (ai suoi piedi una corona di rifiuti “freschi di giornata”). Tassista e cliente incrociano gli sguardi. Un segno di mutua considerazione. Poi il tassista: “Dottò, non si cammina. Vi consiglio di prendere la metro. La stazione è qui vicina. Forse vi farà aspettare qualche minuto, ma almeno arriverete”. È un consiglio da amico. Grazie.

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Stridente contrasto. La banchina della metro è affollata. Dalla corsa precedente sono passati già molti minuti. Non c’è orologio, non si sa quanti. Il nervosismo sale. Subentra una sensazione di abbandono. Tutti giù, forse a cinquanta metri sotto il livello stradale, sembra che si stia “aspettando Godot”. Finalmente una voce metallica annuncia non il ritardo, ma la completa sospensione del servizio. Agghiacciante precisazione: non si sa quando le corse potranno riprendere. Tutta la linea è ferma perché nella stazione di Piscinola-Chiaiano si sono scontrati alcuni treni (una collisione e un deragliamento con molti feriti). La “scatola nera” dirà perché: errore umano, grasso sui binari, treni vecchi con motrici di trent’anni fa, sistema di sicurezza che si disattiva da solo? Non resta che tornare in superficie e cercare di arrangiarsi come si può. Però si pensa: che senso ha vantarsi di avere stazioni metro le più artistiche d’Europa se poi il servizio di trasporto è dei peggiori? Come sempre, conta più l’apparire che l’essere.

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Prigionieri nel centro. Ci si aggrappa all’idea che forse la tangenziale è la salvezza: un giro più lungo che però consente di raggiungere, con i numerosi svincoli, vari punti della città e recuperare un po’ del tempo perso. A piedi verso il parcheggio taxi più vicino. Non c’è ressa. Non c’è attesa. Solo quando l’auto si mette in movimento il conducente chiede “dove dobbiamo andare”, premettendo che “non è la giornata buona”. Ma almeno la tangenziale è salva e percorribile? Risposta disincantata: “Bah, dopo il rafforzamento di alcuni pilastri che scricchiolavano, si può essere un po’ più tranquilli. Il nuovo pericolo è ora un altro”. E quale? “Il divertimento di quei disgraziati che scorrono a tutta velocità contro mano”. Nel tratto Agnano-Pozzuoli, presso via Campegna, addirittura una “carovana di motorini” con giovani a cento all’ora, ha seminato il terrore. Bravata o sfida come per un regolamento di conti? Riflessione solidale del tassista: “Non c’è sicurezza per nessuno”.

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Giovani fuori controllo. Non bastavano movide violente, sballi in stato etilico, stese e paranze, gioco d’azzardo con puntate fino a 7mila euro e dipendenze da droghe? No. Nel repertorio c’è una “voce” nuova: l’assalto a carabinieri e polizia. Baby gang scatenata al Borgo di Sant’Antonio Abate: petardi e pietre contro gli agenti costretti a indietreggiare. Violenza giovanile a tutto campo: a Poggioreale per poco un custode non viene strangolato, a Nisida scontro furioso a suon di sprangate fra minori detenuti. Una giornata nera non può finire così: la “completano” gli assalti alle autoambulanze che trasportano malati, le minacce (al grido “questo spazio è mio”) a due vigiline del traffico da parte di un giovane parcheggiatore abusivo (della serie: parcheggiatori prima solo abusivi, ora anche aggressivi e violenti).