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“Napolisiamonoi”, ma chi sono loro?

Opinionista: 

Uno dei maggiori successi cinematografici di Vittorio Gassman è stato “L’armata Brancaleone”. Quella banda di sfrantummati che pretendeva di andare a liberare il Santo Sepolcro faceva ridere davvero. Vittorio era un grande e, come sempre, i figli non riescono a emulare i padri. Alessandro Gassman, in Uruguay per le riprese di un film (per chi non lo sapesse, fa anche lui l’attore), ha letto sulla stampa delle due Americhe i servizi sul degrado della Città Eterna ed ha lanciato su Twitter l’operazione “Romasonoio”. Già dal nome, mi sembra un selfie come il famigerato “Je suis Charlie”. O, magari, una forma di pubblicità per “Onda su onda”. Oppure un bando per una nuova unità Brancaleone armata di scope, secchi, mazze e sacchetti per rifiuti. Qualcuno ha ironizzato sull’intenzione, che l’attore ha manifestato, di prendere parte alle operazioni di pulizia a cominciare da settembre, quando tornerà in Italia. Detta napoletanamente, “armàmmoce e ghiate”. Io ho pensato subito ai paralleli tra la Capitale e la nostra sventurata città, afflitte entrambe da sindaci che non hanno alcuna intenzione di mollare la poltrona. Abbandonati entrambi dalla maggioranza degli assessori, gemelli nell’incapacità di affrontare i problemi cittadini, in eterna competizione sul primato della munnézza, dei cazzimpòcchi (a Roma sampietrini) in libera uscita, delle buche nell’asfalto, dei mezzi pubblici spariti, delle metropolitane in tilt, sono entrambi dediti senza risparmio all’autocelebrazione, quasi che fossero amministratori esemplari. Dobbiamo dare atto a Giggino nostro che, oltre ad essere più piacione, ha raccolto l’eredità fallimentare di Antonio Bassolino, quello “povero ma onesto”. Sì, vabbè’, a Roma ci sono stati Rutelli, Veltroni e Alemanno, ma di Antonio ce n’è uno solo. Pensate, è un nome così fatidico che il principe de Curtis, in arte Totò, lo celebrò ante litteram nel famoso sketch “Vota Antonio”.Marino e i suoi collaboratori residui, cela va sans dire, hanno molto apprezzato l’iniziativa. De Magistris, dal canto suo, aveva sollecitato e ottenuto l’intervento dei privati per la gestione delle aiuole pubbliche. È fin troppo giusto che i cittadini debbano contribuire a mantenere pulita la città: devono farlo evitando di sporcarla, cosa che sarebbe più facile se da noi, come nei paesi civili, l’amministrazione provvedesse ai cestini per gettare i rifiuti. Napoli, non mi stancherò mai di ricordarlo, vanta un notevole precedente di collaborazione civica: ai tempi del colera, le vecchine, dopo aver ripulito il proprio basso, spazzavano e lavavano l’antistante tratto del vicolo. Ma un conto è non sporcare, un altro è pulire. Noi paghiamo tasse salatissime sulla munnézza e, purtroppo, la situazione è destinata a peggiorare dopo che l’Europa ci ha condannato per la fallimentare gestione dei rifiuti (le eco balle, questo lo dobbiamo a Giggino, fanno parte della pesante eredità lasciata dall’uomo di Afragola). Noi paghiamo spazzini che non spazzano, ditte appaltatrici e società partecipate che non smaltiscono i rifiuti, amministratori contrari ai termovalorizzatori e incapaci di avviare una raccolta differenziata seria. Paghiamo anche i giardinieri comunali che non si sa cosa facciano, visto che le aiuole non sponsorizzate da privati sono incolti depositi di rifiuti. Cosa pretendono i due illustri sindaci inchiodati alle rispettive poltrone e in competizione fra loro per aggiudicarsi il titolo di sindaco peggiore di tutti i tempi? Forse dovremmo incominciare a programmare la formazione di squadrette di cittadini volenterosi intenzionati a incollare i cazzimpòcchi vaganti dopo averli riportati nei loro alveoli. Forse dovremmo munirci di pentolini di asfalto per rappezzare le carreggiate che, come quelle del parco Margherita e di via Marina, sembrano un campo di battaglia dopo uno scontro di artiglierie. Forse dovremmo sostare con auto e moto private alle fermate per offrire l’autostop ai disgraziati in attesa. Forse dovremmo, poi, affrontare il rischio che qualche pm ci perseguiti per lavori senza licenza o esercizio abusivo di attività o che qualche agente delle tasse ci imponga la partita Iva. In verità, una sola cosa dovremmo fare, senza ritardo. Abolire Regioni, Comuni e Città Metropolitane, con tutte le società partecipate annesse. Tanto, a che servono? Soltanto a ingrassare a spese nostre. Mettiamo presidenti, sindaci, assessori, consiglieri, funzionari, impiegati, spazzini, giardinieri (e quanti altri ne troviamo) su una flottiglia di barconi diretti in Libia e, se provano a tornare, affondiamoli senza pietà! Napolisiamonoi, Roma sono i romani. Ma loro, chi diavolo sono?