Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Nasce col piano Draghi Il “nuovo Mezzogiorno”

Opinionista: 

Non è il caso di fare trionfalismo, ma di guardare con fiducia a come Palazzo Chigi si muove verso il Sud, questo sì. Mara Carfagna, che ha a cuore la coesione nazionale, dice che la macchina del Recovery è partita e che ora tocca agli enti territoriali “ideare e progettare”. Intanto il premier Draghi ha ridotto i “favori” che (involontariamente?) al momento della partenza erano stati riservati al Nord quanto a edilizia scolastica comprendente nidi, palestre e mense. Dei fondi previsti, il 55 per cento arriverà alle regioni meridionali. Invece per la Salute pubblica (Case della Comunità, ammodernamento tecnologico e telemedicina), il riparto dei primi 8 miliardi vede la Campania destinataria di uno, seconda di poco alla Lombardia. Ancora 2 miliardi sono previsti per i tre “binari” (infrastrutture, sanità, residenze assistite) illustrati, nel polo della Federico II a San Giovanni a Teduccio, da esponenti del Governo.

* ENTI LOCALI ALLA PROVA. Ora che i finanziamenti (grazie all’Europa) sembrano meno “volatili” e più a portata di mano, Comuni, Province e Regioni dovranno dimostrare quanta “nobilitate” dantesca posseggono in termini di efficienza progettuale e operativa. Le “lamentazioni” sulla discriminante prepotenza “nordica” potrebbero essere dignitosamente archiviate accettando senza esitazione la grande sfida dello sviluppo. Si incominci a dar conto del perché può accadere che i fondi non mancano e tuttavia non partono i bandi. Da troppo tempo sono al palo opere come la Tirrenica, le statali Ionica e Maglie-Leuca, l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria, la ferrovia da Ferrandina a Matera (città della cultura, ma non dell’efficienza politico-amministrativa). Senza contare i danni prodotti, in un “combinato” inquietante, dai ritardi di strutture pubbliche e stazioni appaltanti. Proprio per fermarli il ministro Enrico Giovannini (Infrastrutture e mobilità) avvia adesso “verifiche a tappeto”.

* IL TEMPO PORTA FRETTA. Progetti e bandi debbono essere pronti entro febbraio. Tutto quello che arriva oltre troverà sbarrate le porte dell’Europa. Palazzo Chigi viene in aiuto mettendo a disposizione un team di esperti (iniziativa del ministro Carfagna). Tra i nomi selezionati figurano l’economista Amedeo Lepore, già assessore regionale alle Attività produttive della Campania, e il meridionalista Roberto Napoletano, ex direttore del “Sole 24 Ore” e adesso responsabile del “Quotidiano del Sud”. Due personalità che offrono garanzie di impegno nel perseguimento della unificante “via meridionalista” allo sviluppo del Paese. Ben presente è peraltro l’allarme della Svimez (presidente Adriano Giannola) che segnala come, nonostante le nuove prospettive, l’Italia del Nord continuerebbe a crescere di più, in quanto al Sud “salari e consumi rimangono sempre precari”. In aggiunta le “forti disuguaglianze di genere con 900 mila donne che non studiano né lavorano”.

* OCCHI SU SECONDIGLIANO. Grande l’aspettativa per l’azione del Governo Draghi. Al centro Napoli perché da come ci sarà cambiamento qui si potrà valutare la prospettiva per tutto il Sud. Dopo il controverso reportage di “Le Figaro” è la volta del “Fatto quotidiano” a occuparsi di un emblematico quartiere partenopeo. Dalla giornalista francese a una inviata italiana, Maddalena Oliva (del giornale è vice direttore) che a est della città vede “andare in scena la mattanza dei ventenni”, con “morti assassinati” e bambini che non conoscono la genitorialità “perché figli di genitori assenti”. Tra i problemi più inquietanti l’abbandono scolastico “per un bambino su due”.

* SIAMO TUTTI NAPOLIDI. Un lettore chiede: ma perché Napoli è sempre fuori da tutte le classifiche? In verità, la Città è sempre “dentro” in tutti i reportage e i sondaggi. Solo che è sempre agli ultimi posti. Erri De Luca, scrittore sferzante e ironico, sostiene che Napoli dovrebbe star fuori da ogni classifica perché “troppo grande, fuori scala, esagerata per poterla misurare”. Tempo addietro scrisse che, se apolide è chi non ha una patria, lui si sentiva un napolide in quanto non ravvisava più, in Napoli, la sua patria. Si può dire che non è certo il solo a pensarla così.