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Non giova a Napoli la favola del “carisma”

Opinionista: 

“Il lupo cambia il pelo non il vizio”. In vista delle prossime elezioni comunali, mai come stavolta l’antico proverbio, che pare fosse già di moda nella intrigante Roma imperiale, calza a pennello alla politica napoletana, in particolare alla sinistra - dal Pd ai suoi “cespugli diffusi”- recidiva nella storica vocazione a delegittimare chiunque, anche il più valido degli avversari . Per verificarlo basta leggere certe cronache politiche, in cui invece di fare un bilancio su quanto non hanno fatto i suoi big , si cerca piuttosto di usare ogni arma per recuperare il consenso perduto. Una su tutte, la più subdola, quella discriminante, del carisma, una filastrocca tornata di moda, di questo tipo: “Non vediamo in giro candidati di peso, carismatici, con una grande storia alle spalle, personalità di spicco. Meglio attingere dal passato”. Insomma da Bassolino. Un ragionamento sconcertante, da retroguardia, su cui si stanno interrogando tiepidamente anche i giovani della “nouvelle” vague renziana, incapaci di rendersi conto che, con questa logica - prima o poi - non potrebbero non venire sbugiardati sul tema della rottamazione, vedendo risalire sul palco, il politico, che si era fatto accomodare tra il pubblico per la sua impresentabilità. Che resta tale, nonostante l’assoluzione nei processi sui rifiuti. Sì, perché un discorso è la presentabilità sancita da sentenze di assoluzione, un altro discorso è la presentabilità politica, dove contano e pesano gli atti, i misfatti, le opere incompiute, la visione tradita di una città, che qui ci stanno tutti nel disastroso ventennio bassoliniano. Stando così le cose - non come si vorrebbe far credere in altro modo - viene da chiedere a questa “sinistra diffusa” che, con i suoi fiancheggiatori monta in cattedra, distribuendo pagelle e voti in condotta: a che valgono le monografie esaltanti carisma, indispensabilità di persone di spicco e tutte le altre “fuffe” del genere per la corsa a Palazzo San Giacomo, se poi tutto questo - cioè carisma, personalità e compagnia cantante - non ha prodotto un fico secco nel governo della città, anzi ha contribuito a “sgovernarla”? In conclusione: che ce ne facciamo di sullodati e fallimentari carismi speculari - che so di un Bassolino e anche di un de Magistris - se poi, quel che conta, quando avrebbero dovuto dimostrare di essere buoni amministratori, hanno dimostrato di non valere neanche un soldo bucato? Basta con certe trovate furbastre, usate quale espediente dialettico per delegittimare gli avversari, non disturbare gli irriducibili manovratori di potere e non favorire alcun ricambio secondo il peggiore galateo gattopardesco. Ma quale carisma d’Egitto, personalità di spicco, e altre fesserie del genere! Napoli è stata affossata da queste visioni carismatiche, da gente, per intenderci, costruita sul mito di ideologie ottocentesche, perdenti in tutto il mondo e vincenti e osannate solo da noi, dove il sinistrismo è un atteggiamento snobistico. Nient’altro che questo. Nulla da spartire con la efficiente concretezza.