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Papa Kiril, un esempio per Papa Francesco

Opinionista: 

Il giorno 8 maggio del 1945 gli Alleati occidentali e l’Unione Sovietica dichiararono la fine della guerra vittoriosa combattuta per sei lunghissimi anni contro la Germania nazista. Ma quel giorno ebbe inizio la così detta “guerra fredda”, fatta di campagne di propaganda anticomunista e di azioni di spionaggio, che, per quarantacinque anni (finì col crollo del muro di Berlino nel 1989 e poi dell’Unione sovietica due anni dopo), divise in due l’Europa con la “cortina di ferro”: di qua la democrazia e la libertà di pensiero e di associazione, di là la dittatura comunista, la soppressione di ogni libertà e la negazione di ogni diritto. Curiosamente, a dispetto del palese ossimoro, uno dei Paesi satelliti di Mosca si proclamò repubblica “democratica” tedesca”, la Ddr, basata sulla dittatura del proletariato, sulla polizia di Stato e sul terrore. In quel Paese nacque e visse la giovane comunista Angela Merkel che, poi, doveva diventare Cancelliera della Germania unificata dopo essere diventata leader dei cristiano- democratici. In quel clima di violenta contrapposizione tra il blocco occidentale e quello orientale Hollywood decise di produrre nel 1968 un film di fantapolitica. O, meglio, di fantareligione. Narra la sorprendente elezione al soglio pontificio di un vescovo russo che era stato nominato cardinale per la sua fede cristiana e la vita francescana, vissute con umiltà e coraggio in un Paese antireligioso come l’Unione Sovietica. Nel ruolo del vescovo Kiril Lakota uno straordinario Antony Quinn. L’ho visto qualche anno addietro su una rete Rai. E penso che andrebbe ritrasmesso in un momento in cui la drammatica questione migranti, generata dalla miseria, dalla fame, dalla disoccupazione e dalla disperazione e non dalle guerre (in Africa non si combatte alcuna guerra), non sembra avere una soluzione definitiva e giusta. Men che meno con la chiusura dei porti italiani ai migranti. Il cardinale russo accetta la elezione e decide di chiamarsi Papa Kiril. E nel giorno della sua incoronazione sconvolge le aspettative del Sacro Collegio perché si toglie la Tiara e annuncia di mettere a disposizione tutte le ricchezze della Chiesa per risolvere il problema della fame nel mondo. Con queste parole: “Chi ha più del necessario divida con chi ha poco o nulla per sopravvivere. Nostro Signore Gesù Cristo, di cui sono il vicario, fu coronato di spine. Davanti a voi io scopro la testa, perché io sono il vostro servo. Se io parlassi con la lingua degli uomini e degli angeli, ma non avessi carità, io diverrei simile a un qualsiasi strumento che emetta vuoti suoni. Se io avessi tanta fede da smuovere le montagne, e non avessi carità, non sarei niente”. Subito dopo scomparve misteriosamente. E non se ne seppe più nulla. Se Papa Bergoglio vuole sul serio risolvere il problema dei migranti e dei rom, che gli procura tanto dolore, deve ripetere le parole di Papa Kiril. E inverare la sua decisione di mettere a disposizione le ricchezze della Chiesa. E i tesori di tanti Santi cittadini. Ricchezze e tesori che col cristianesimo non hanno nulla a che vedere. È probabile che queste ricchezze e questi tesori non basteranno per cancellare la piaga della povertà dal pianeta. Epperò è molto importante che la Chiesa torni alle sue origini, alla Chiesa auspicata da Giacomo Savonarola, da Martin Lutero e da Giordano Bruno. E sognata da San Francesco, il poverello d’Assisi.