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Perché De Luca ignora tutte le strutture private?

Opinionista: 

Passano i giorni ma, specie nei fine settimana, anche nel Nostro Posto si continua a celebrare la “creatività da balcone” dei cittadini. Si va da nonna Rosa con la tromba all’applauso per i nostri sanitari, passando per le serenate innamorate e gli abbracci virtuali sulle note di famose canzoni. E nel frattempo non si interrompe mai il flusso sui social e dai telefoni cellulari di video, foto e messaggi sonori: giochi di parole e battute, spezzoni di vecchie trasmissioni “profetiche”, video che ironizzano sulla clausura. In fondo è normale per milioni di persone, costrette all’improvviso a star chiuse in casa h 24 (al netto di spesa e bisogni del cane), senza aver neppure idea precisa di quanto potrà durare. Quello che non è normale è che questo festival della noia continui ad essere festeggiato come una sorta di taumaturgica riscossa, una corale manifestazione di resistenza contro il nemico Coronavirus. Tanto che ora si sta incoraggiando la caccia all’untore che bighellona per strada. A me la retorica del balcone invece ha stufato, anche perché sta servendo soprattutto a coprire, non so quanto in buona fede, inefficienze, ritardi ed errori nella gestione di una delle vicende più inquietanti e drammatiche dalla fine della seconda guerra mondiale. Quello di cui abbiamo davvero bisogno, anche sotto il versante della tutela di ciò che resta della nostra economia, sono risposte concrete dalle Istituzioni. E questo ancor di più nel Nostro Posto. La Campania ha indubbiamente sprecato il vantaggio di alcune settimane per organizzare in tempo un sistema di gestione dell’emergenza in arrivo. Siamo passati da un Vincenzo De Luca che in Consiglio regionale, ancora a fine febbraio, parlava del Coronavirus come di una malattia esotica che “accompagnava” chi stava per morire, ad una raffica di decreti e sermoni televisivi tutti monotematici: “state a casa, altrimenti...”. Nel frattempo, ad oggi, gli operatori sanitari lamentano ancora la mancanza di dispositivi di protezione e di attrezzature. Anzi, ancora di più denunciano l’assenza di istruzioni precise per gestire percorsi di accoglienza dei contagiati e persino di sanificazione delle strutture. E mentre si annuncia burocraticamente l’avvio a saturazione delle strutture ospedaliere pubbliche destinate ad accogliere i contagiati, De Luca non ha degnato neppure di una risposta la sanità privata che ha messo a disposizione da più di 10 giorni oltre 3mila posti letto, utilissimi se non altro a decongestionare gli ospedali pubblici. Non va certo meglio sul versante dell’economia. A fronte di misure nazionali che i commentatori più generosi definiscono insufficienti, le Regioni si stanno attrezzando in proprio. Almeno quelle i cui presidenti non hanno la vocazione per il cabaret. Eppure proprio la Campania può fare molto anche da sola, facendo diventare un’opportunità il suo grave immobilismo in tema di utilizzo dei fondi europei. E’ noto che la spesa delle risorse assegnateci dall’UE non arriva al 30% di quelle disponibili. E, sopratutto, molta parte di quelle formalmente impegnate in realtà è ferma al palo tra ritardi di attuazione e assenza di atti amministrativi giuridicamente vincolanti (quelli, cioè, che rendono davvero immutabile la destinazione della spesa). Io propongo di utilizzare subito le risorse libere e riprogrammare quelle impegnate ma ancora giuridicamente disponibili con un pacchetto di misure a sostegno diretto delle nostre imprese (compresi artigiani e commercianti) e dei nostri lavoratori. A partire da una iniezione diretta di liquidità, attraverso un meccanismo di attestazione dei pagamenti da effettuare e di quelli da ricevere, certificato da professionisti regolarmente iscritti all’albo professionale (altra categoria talmente dimenticata da non essere stata ritenuta degna neppure dell’una tantum di 600 euro..). Un’ultima cosa. Governo e Regione si sono scordati pure del lavoro nero, e cioè di un fenomeno che nel Nostro Posto coinvolge tra il 20 e il 30% della popolazione attiva. Io propongo di assegnare un sussidio a tutti i nuclei familiari in cui non c’è nessuno che percepisce redditi, pensioni o altre altre forme di sostegno, per questi 2 mesi di blocco delle attività, vincolato alla spesa e al fitto di casa. E ricordo che in America stanno per inviare un assegno da 3mila dollari ad ogni capofamiglia. Invece qui, a chi non sa come mangiare, continuiamo a dire di stare in casa....