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Piattaforme e ascensori

Opinionista: 

C ari amici lettori, mentre scrivo, al Gran Bazar dove si contratta il governo di ciò che resta dell’Italia la trattativa sembra avviata a buon fine, dopo che i cinque stelle hanno concesso al fratello di Montalbano il richiesto sconto di una vicepresidenza. L’ultimo ostacolo, per chi crede che sia una cosa seria, è la votazione sulla piattaforma Rousseau, che dovrebbe avvenire prima che voi leggiate quello che sto scrivendo. Personalmente, non credo sia una cosa seria, capace di modificare le decisioni dei vertici penta stellati. Converrete con me, allora, che tanto vale ci occupiamo d’altro. Ho visto sul piccolo schermo il papa argentino che, in una delle sue chiacchierate con i fedeli, ha allegramente raccontato di essere rimasto per venticinque minuti nell’ascensore personale che lo conduceva alla finestra. Un incidente modestissimo, senza dubbio, posto che i tecnici hanno impiegato meno di mezz’ora per eliminare l’intoppo sul percorso papalino. Un incidente normale, poiché i macchinari della nostra civiltà hanno l’abitudine di guastarsi e non si vede perché i montacarichi vaticani dovrebbero fare eccezione alla regola. Però…Ricordate il fulmine che cadde sulla cupola di San Pietro l’11 febbraio 2013, festa della Madonna di Lourdes, quasi a commento delle dimissioni di Benedetto XVI? Un secondo fulmine cadde il 7 ottobre 2016 (Festa della Madonna del Rosario), due giorni dopo la firma di papa Francesco e del primate anglicano di Canterbury, Justin Welby, di un’ecumenica dichiarazione congiunta. Un terzo fulmine è caduto nella notte tra il 7 e l’8 giugno 2018 (Solennità del Sacro Cuore di Gesù), nei giorni in cui la Conferenza Episcopale tedesca aveva deciso di ammettere alla Comunione i protestanti sposati con cattolici e il papa aveva pubblicato il manifesto per l’Amazzonia, che prevede l’istituzione delle diaconesse e l’ammissione nel clero di uomini sposati. Forse eravate all’oscuro di questi altri due fulmini, ignorati dai media, ma di certo ricordate la fine che fecero le due bianche colombe liberate dal papa in Piazza San Pietro e divorate da un gabbiano e da un corvo. Era il 26 gennaio 2014, domenica, dopo l’Angelus. Era già avvenuto un paio di volte in precedenza e così le associazioni animaliste protestarono con il papa per il reiterato sacrificio degli innocenti uccelli. Perché dare le colombe in pasto ai rapaci e, magari, gli agnelli ai lupi? Non è questo che dicono i Vangeli di Cristo. Il 30 ottobre del 2016 il terremoto colpì Norcia e altre cittadine dell’Italia centrale: la basilica di San Benedetto, l’uomo che traghettò la civiltà occidentale durante il medioevo, crollò, lasciando intatta soltanto la facciata. Fu un terremoto strano, devastante ma (provvidenzialmente!) senza vittime; un terremoto che selezionò luoghi sacri, distruggendo, sempre a Norcia, la chiesa di Santa Rita o della Misericordia e il tetto della Cattedrale di Santa Maria Argentea. Ciò che mi colpì molto, all’epoca, fu la foto della piazza di Norcia, ove gli edifici civili erano apparentemente intatti, di fronte e di lato alla Basilica le cui finestre mostravano il cielo. Anche il Duomo di Orvieto fu danneggiato e la statua di San Bartolomeo, nel Tempio della Consolazione a Todi, fu distrutta. San Bartolomeo non è un santo qualunque: non solo è uno dei dodici apostoli che, come racconta il Vangelo di Giovanni, ebbe una chiamata molto particolare, ma compare in moltissime leggende medioevali come una potenza che salva i cristiani dai musulmani. Chi vuole intendere. Ora l’incidente dell’ascensore, anch’esso innocuo come i fulmini e il terremoto, segna un periodo in cui istituzioni create da Giovanni Paolo II vengono smantellate e il papa sembra più il capo di un partito politico anti-Salvini e pro clandestini che il pontifex, colui che crea ponti tra i fedeli e Dio. Il quale, secondo una nota del papa emerito, non trova più molto spazio nei detti dei vertici vaticani, spesso più benevoli con gli omosessuali che con le famiglie. Sembra che Qualcuno, dall’alto, abbia voluto far intendere che per salire fino a Lui ci vuole altro. Stai giocando con i simboli, mi direte. I simboli, però, quasi sempre hanno maggiore realtà rispetto alle cose.