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Proposta per il Comune: vendere pezzi di strade

Opinionista: 

La mano inesorabile del default bussa impietosa al portone di Palazzo San Giacomo. Con l’acqua alla gola, la “Città ribelle” va al muro del pianto. Davanti a tutti - dismesso l’abito mentale dell’autoreferenzialità che lo obbliga  adesso a dar conto “coram populo” del suo claudicante operato - il Sindaco ideologo e fondatore del neoribellismo strapaese, non indossa più la bandana arancione. Veste il bianco della penitenza e del mea culpa. Ma sarà vero pentimento? Per ora la sua preghiera è lamentevole e questuante: datemi i soldi o il Comune chiude per fallimento. Lui che non ha trovato di meglio che rivoltarsi contro le istituzioni (Napoli città derenzizzata contro l’allora presidente del Consiglio che avrebbe dovuto anche “farsela sotto”, rifiuto plateale a entrare nella “cabina di regia” per Bagnoli, avversione preconcetta alle regole e alla politica come base della democrazia) ora fa il giro delle sette chiese. *** SDOPPIAMENTO ROMA-NAPOLI.  Luigi de Magistris si muove su due palcoscenici diversi non considerando che gli attori sono gli stessi. Nella capitale dichiara aperture possibili ai grillini (su diversi punti ci si può intendere…); per Mara Carfagna una particolare captatio benevolentiae (Centrodestra e Forza Italia sono di alto profilo istituzionale). Se a Roma pensava di aver messo così le cose a posto, a Napoli la doccia fredda. Il M5S ha pronta la mozione di sfiducia e la presenterà appena ci saranno le firme necessarie; Mara Carfagna, già ministro delle Pari Opportunità in un Governo Berlusconi, mostra di gradire di più l’apprezzamento ricevuto dal filosofo Roberto Esposito e dichiara senza mezzi termini: questo sindaco è un disastro. Così invoca la “sacra unione” a Roma chi, a Napoli, pur di fare populisticamente il pieno dei voti, non ha esitato a “scassare” e dissacrare tutto, lasciando in vita solo se stesso. Quando torna indietro, la demagogia è un lama tagliente. *** UN SILLOGISMO IN SOCCORSO . Nella versione aristotelico- partenopea si tratta di tre semplici proposizioni: le casse comunali sono vuote, il dissesto colpirebbe soprattutto i cittadini, una soluzione bisogna trovarla. A questo punto bando alle remore e occorre dirla tutta. Il Comune ha un solo modo per raccogliere subito una grande quantità di denaro: vendere pezzi di strade. Sì, quei pezzi che prima si dicevano di nessuno e che da un bel po’ di tempo sono nella esclusiva proprietà di chi, senza chiedere permessi ad alcuno, se ne è voluto appropriare spesso anche in modo molto plateale. Allora, perché non fare un regolare contratto di affitto o di compravendita? Incassate le somme, agli affittuari o acquirenti potrebbero essere addossati gli obblighi della pulizia, delle luci serali e della raccolta rifiuti. *** LE STRADE MEGLIO DEGLI IMMOBILI.  L’idea della compravendita di beni pubblici non è affatto estranea a Palazzo San Giacomo. Un piano di dismissioni è stato già fatto, ma non ha avuto successo. Chi può comprare, per esempio, l’ex Albergo dei poveri del geniale Ferdinando Fuga in piazza Carlo III? È stata solo una “mattizia” averci pensato. Nel frattempo il carico dei debiti cresceva oltre ogni misura compatibile e, proporzionalmente, degradavano i servizi da rendere ai cittadini (e ora un’altra grana: anche Napoli sta nell’elenco dei Comuni che avrebbero gonfiato la tassa sui rifiuti facendola pagare il doppio, ai contribuenti, per diversi anni; il Codacons però non gliela fa buona e annuncia insidiose cause di risarcimento). *** UN “TESORETTO” ALLA LUCE DEL SOLE . Fra strade, vicoli e piazze, Napoli ha una rete di oltre 3800 punti che attraversano e “coprono” le dieci Municipalità raggiunte, complessivamente, da mille e cento chilometri. Proprio in questi giorni il benemerito questore Antonio De Iesu ha ordinato la rimozione dei paletti e di tutti i cavalletti di legno o di ferro, rafforzati da lucchetti e catene, che sono serviti per privatizzare, senza permessi e oneri, un gran numero di spazi e stalli normalmente assegnati a chi paga il tributo comunale (dal primo novembre l’imposta è arrivata, per una fascia di cittadini, a 150 euro peraltro da rinnovare già dal prossimo primo gennaio). Per ora la Polizia ha riscontrato alcune centinaia di soprusi perché si è limitata ai Quartieri Spagnoli e alla zona del Mercato. Appena proseguirà, si avrà l’idea esatta dell’intollerabile abuso che, nella nostra area urbana, si compie quotidianamente della viabilità pubblica. Il risultato è che, oggettivamente, ogni appropriazione porta più in alto l’asticella della illegalità e il sindaco “ribelle” non può non sentirsene responsabile e complice. *** L’INDUSTRIA CHE CAMMINA.  È quella che si muove su quattro ruote. Se c’è chi, a Napoli, è in grado di valutarne quanto ogni giorno rende e quanto viene penalizzata e spremuta fino all’osso, è Antonio Coppola presidente dell’Aci. Con l’auto (ma oggi sempre meno “mobile”) avviene come quando si costruisce un palazzo: c’è lavoro per tutti. Da qui l’esortazione del presidente Coppola al Comune perché si muova nel rispetto di leggi e regolamenti, secondo una strategia ben studiata. Purtroppo però (diceva Seneca) non c’è vento favorevole per il navigante che non sa dove andare. Per Palazzo San Giacomo vale sempre l’invocazione del grande Domenico Rea: “Gesù, fate luce”. *** UN PENSIERO PER “LUI ”. Quando ballava / il bunga bunga / si profetò / dura minga. / Come la fenice / rinacque a sorpresa / e fu strafelice / doppiandosi / in Renzusconi: / meglio però di quando / il Castro lìder-maximo / lo apostrofò / Burlesconi.