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Quando la vita diventò “smart”

Opinionista: 

Quando i figli dei figli, abituati a vivere in una tecnologia inimmaginabile oggi per noi, si imbatteranno in una parola strana del passato, facebook, si chiederanno cosa fosse e a cosa servisse. E scopriranno che era la scatola nera degli antenati, un meticoloso diario, un block notes di emozioni. Emozioni personali, però da comunicare a tutti perchè così si usava nei primi anni del ventunesimo secolo dopo Cristo. E troveranno di tutto, i pronipoti perplessi, oltre l'immaginabile ma anche oltre il senso del ridicolo: dalla notizia della lavatrice che smarrisce i calzini a quella degli assorbenti che non si trovano più nel cassetto, dall'installazione di un decoder pezzottatissimo alla frittata di maccheroni in spiaggia a ferragosto fino all'informazione dell'idraulico venuto a cambiare un tubo e che aveva detto malizioso: signo', quanto siete bella. Notizie spesso corredate dall'immancabile foto. Perchè in quegli anni la vita era molto asocial ma anche molto fotografata, forse proprio a causa della solitudine. E i nostri discendenti intuiranno il nostro dramma di vivere, la noia sottile e lacerante del giorno banale, le nostre paranoie quotidiane che non possiamo, non sappiamo e non vogliamo tenere per noi stessi ma dobbiamo parteciparle agli altri. La solitudine 4.0, quella della ragazzina che appena sveglia si dà una spalmatina veloce di trucco sugli occhi assonnati e una spazzolata ai capelli selvaggi e regala ai suoi followers un buon giorno entusiasta con un selfie. Quella della signora annoiata che prepara la parmigiana di melanzane non per gustarla in famiglia, ma per fotografarla soddisfatta in attesa dei likes di congratulazioni. E poi, forse, dire al marito: ora puoi mangiarla. La solitudine dell' annuncio preoccupato del ritardo del ciclo mensile, delle vaccinazioni al figlio sedicenne, delle scarpe nuove calzate per la curiosità morbosa di qualche appassionato del genere fetish, la foto di un maschio in slip offerta generosamente in visione alla tempesta ormonale di cinquantenni confuse, o quella scattata ad Helsinki con l'immancabile didascalia qui non sanno fare il caffè, soltanto per informare di essere all'estero. Ma è anche un dialogo al supermercato tra due trash irrecuperabili, è la pubblicità gratis del parrucchiere o del macellaio che prepara salsicce a punta di coltello e la zuppa forte che ormai non la fa più nessuno. E anche una foto in spiaggia con marito perchè l'amante lontano possa ammirarla e struggersi di nostalgia. E magari postare a sua volta una foto con la moglie. Tra quaranta anni, Fb sarà la radiografia impolverata, impietosa e un po' imbarazzante delle angoscie di una generazione fragile, in grado (forse) di contrastare il covid ma incapace di sopravvivere ad un guasto della linea internet.