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Quanto incide Facebook nella vita del mondo

Opinionista: 

Può un social network trasformarsi in una religione? Paradossalmente, la risposta si annuncia positiva. Facebook continua ad andare avanti con i suoi record e il fenomeno sembra in ulteriore espansione. La sua media mensile per numero di utenti è di 1,5 miliardi, gente che spesso produce una totale fidelizzazione con lo strumento virtuale. Tanti, forse troppi se consideriamo che questa nuova forma di dialogo vive solo da 11 anni mentre la religione cristiana, tanto per dire, ci ha messo duemila anni di lotte, contrasti, epiche contrapposizioni per raggiungere la fatidica quota di 2,1 miliardi di fedeli. Tra l’ altro, continuando a sfogliare il guinness dei primati, il 24 agosto scorso, Facebook ha raggiunto, nello stesso giorno, un miliardo di utenti, record dei record, una persona su 7 al mondo si è connessa attivamente con il resto della rete, stabilendo definitivamente il trionfo di una scoperta. Non è solo un dato statistico. È qualcosa di più, molto di più. È la conferma di come internet abbia sviluppato una rivoluzione di successo, non solo relativamente agli usi, ai costumi, alle ricadute sociali che ha determinato ma anche e soprattutto in chiave economica. Quindici anni or sono, la bolla dei titoli legati ad internet sembrava un dato acclarato. Improvvisamente, quel mondo virtuale mostrava la vuota consistenza della sua parabola, disegnava le avanguardie di un sogno che sembrava svanito. Oggi, i numeri della realtà ci offrono uno scenario diverso e nuovo. Valore del titolo triplicato negli ultimi tre anni, valore della capitalizzazione Facebook portato a 25 miliardi di dollari, nel secondo trimestre di quest’ anno fatturato cresciuto del 39 %, solo per citare l’ aritmetica più semplice. E, in questo contesto, un progressivo monopolio del mercato con realtà come Twitter in profondo stato di crisi, costrette forzatamente a rimodulare tutte le loro dinamiche. Ma non sono solo i numeri a ingenerare un sano ottimismo sulla creatura di Mark Zuckenberg. Lo stallo ungherese di questi giorni, con i siriani bloccati alla stazione ferroviaria Keleti di Budapest, si è rimosso anche e soprattutto attraverso Facebook. Solo ed esclusivamente quando i primi migranti sono arrivati nelle stazioni di Vienna e di Monaco di Baviera e si è diffuso, attraverso il social network, la chiara sensazione di non essere rimasti vittime di un inganno, la drammatica attesa si è trasformata in una certezza. È, ormai, un mondo assolutamente nuovo, dove la forza di internet non sviluppa le scelte ma contribuisce a muovere le decisioni dei Governi, stimolati da un’opinione pubblica che trova proprio nello strumento virtuale il mezzo più rapido per far conoscere le sue distinzioni, le sue determinazioni, le proprie verità. Uno strumento col quale fare i conti, sempre e comunque. Uno strumento che può consentire perfino di variare di 360 gradi la propria posizione ad un leader ostico e pugnace come Angela Merkel orgogliosamente in campo, oggi, per affermare che il diritto d’asilo è una pietra miliare della cultura politica della Germania post bellica. Un salto di qualità che attende ora il riscontro di numeri autentici che indichino la sopportabilità e la suddivisione delle responsabilità europee su un tema che resta il parametro vero sul quale misurare la coesione di una Unione Europea ancora apparentemente unita.