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Quell’area centrista e il tarlo campano

Opinionista: 

Al di là delle storie personali, al di là del rapporto tra veri leader e pallide comparse, al di là delle strane vicende che hanno contraddistinto il rapporto tra Udc ed Ncd in Campania, ciò che emerge chiaramente è il definitivo sfaldarsi di un’area moderata e centrista in Campania. Qui dove la Dc, negli anni novanta, aveva la maggioranza assoluta in Consiglio regionale, qui dove si consolidò il grande disegno strategico di tre ministri napoletani al governo del Paese, facendo di questi territori il baricentro della politica italiana, qui dove la leadership nazionale dello scudocrociato trovava profonde radici, camminare tra le macerie di queste storie suscita più di una semplice amarezza. E se la scelta di De Mita, seppur tardiva, esprime almeno l’aderenza ad una linea politica nazionale, quella di chi salta sull’ultimo vagone mentre il treno è già in movimento ha solo il corto respiro di chi tenta disperatamente di salvaguardare la sua piccola poltrona. Una situazione assolutamente imbarazzante che ha creato, inutilmente, evitabili disagi allo stesso presidente Caldoro. L’autorevolezza della sua leadership, in questo delicato momento elettorale, si deve esprimere sul piano politico e programmatico, nel dibattito con i campani, nelle fondamentali linee programmatiche, nella capacità di parlare ad una platea purtroppo sempre più agnostica e disincantata. Sinceramente, non può più occuparsi di dissidi interni, di gente che transita da un partito all’ altro, utilizzando le forze politiche come un autobus. Non può più seguire le dinamiche confuse di chi conosce solo lo sport del partito personale, senza un briciolo di cultura, senza un minimo di ideologia. Deve affrontare serenamente la sua campagna elettorale, in un ruolo di garanzia che è fondamento e cemento dell’ intera coalizione di centrodestra. Insomma, pur compenetrandosi nei rapporti personali, a meno di un mese dal test regionale, è l’ora di una politica vera, alta, forte, sufficientemente autorevole che indichi il futuro, una politica che Caldoro conosce perfettamente e sa esprimere compiutamente. Ma che deve sviluppare, oggi, senza inutili, pericolose appendici. Non so se dalle liste regionali era lecito aspettarsi di più. Ci sono, sicuramente, figure di un certo prestigio, professionisti, giovani, donne ancora animate da squarci di passione civile. Ma, accanto a loro, è lunga la teoria di personaggi di modesto lignaggio, candidati da sempre, capitani di ventura alla ricerca di un qualsiasi riscatto sociale. Non è solo un dato locale ma si manifesta, ormai, un po’ dappertutto, come la regola, in una politica che sembra ormai aver perso, oltre ai punti cardinali, anche la sua bussola. Incentivando, inevitabilmente, il rischio di un assenteismo che appare il vero tarlo delle istituzioni nazionali.