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Quella nostra Italia che non si può fermare

Opinionista: 

Ed eccoci tra Scilla e Cariddi, tra il virus che avanza e allunga i suoi tentacoli e la risposta imbarazzata del Governo che suona come uno stonato refrain: niente lockdown, qui non si chiude più nulla, il Paese ha bisogno di produrre e di andare avanti, col Pil in profondo rosso chi si ferma è davvero perduto. E avanti anche con la scuola, con il distanziamento, con i banchi individuali, con la temperatura controllata agli ingressi, con i docenti costantemente monitorati. Tra l’altro, elezioni e referendum sono dietro l’ angolo, sarebbe un errore, per chi ci guida, impaurire la popolazione, parlare di nuova clausura. Si correrebbe il rischio di ridurre sensibilmente la percentuale dei votanti con la relativa appendice del coro di proteste che accompagnerebbe la campagna elettorale dei governatori. Oltre ai numeri di un Referendum che sta già alimentando nuove polemiche. Si punta, quindi, a costruire, nonostante tutto, una qualsiasi finestra elettorale, in un mese atipico, in condizioni oggettivamente difficili, pur di non ritardare ulteriormente l’appuntamento con le urne. È triste dirlo ma la sensazione è quella del Governo del cerchiobottismo che apre la stagione balneare perché le attività turistiche non si possono bloccare, che apre le discoteche, nonostante la lunga serie di contagi, ma solo fino a ferragosto, che rattoppa controlli che sembrano colabrodo, che riduce, in alcuni giorni, i test sierologici per non far schizzare in alto la curva dei contagi. Un esecutivo oggettivamente fragile, formato in larga parte da gente purtroppo inadeguata che, al massimo, avrebbe potuto interpretare, con qualche ansia, il ruolo di consigliere comunale. Ma questo passa il convento, le scelte degli elettori per le politiche furono, a dir poco, intempestive, dettate solo da un’ansia irrefrenabile di cambiamento, ed ora basta seguire in tv un qualsiasi dibattito parlamentare per rendersi conto del livello di oscurantismo raggiunto. Ed ecco, quindi, una politica figlia del proprio tempo inquieto, espressione di una classe dirigente di modesto profilo, modello di una società senza particolari bussole e riferimenti. Un profilo nazionale che somiglia, comunque, alle incertezze, agli errori, ai proclami che si registrano in mezza Europa. Mappe geografiche di territori improvvisamente sconosciuti.