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Quella sinistra critica stanca dei progressisti

Opinionista: 

S’è una sinistra critica nel nostro Paese. Non è un partito, non è uno schieramento, non si riconosce in nessuna forza politica ma è un movimento d’opinione forte, autorevole, assolutamente decisivo nel dibattito culturale della Penisola. È formato da tanti ex della sinistra più o meno pura che, nel secolo scorso, di fronte alla pigrizia mentale della Dc, si collocarono in un’area di sinistra. Poi, rispetto agli errori, le inchieste, la progressiva trasformazione politica dell’area progressista, se n’è progressivamente distaccato, conservando nel cuore la propria matrice, ma sviluppando una costante chiave critica verso questo mondo. Si tratta di intellettuali, scrittori, giornalisti, cineasti, attori, artisti che, ormai da anni combattono una battaglia silenziosa e sdegnosa, vagamente radical chic, che condivide poco o nulla di quanto succede a sinistra. Il primo fuoco d’artificio, probabilmente, lo propose Nanni Moretti, che bollò nei primi anni duemila i vertici della sinistra con una battuta rimasta scolpita tra gli elettori dell’epoca: “Con questa classe dirigente non vinceremo mai!”. Fu la certificazione ufficiale della nascita di un nuovo club al quale, progressivamente e, a cadenze altalenanti, si è iscritta gran parte dell’intellighenzia italica. Per alcuni, una tormentata altalena, dove gli interessi economici legati all’uscita di un film o di un libro, hanno sviluppato arretramenti o incertezze, ma una strada che migliaia di intellettuali hanno percorso, invece, con passo sicuro, richiamando costantemente gli errori costruiti a sinistra. La costante divisione elettorale e la conseguente assenza di un vero, comune progetto politico, il patto del Nazareno, la chiusura del quotidiano l’Unità, il Jobs Act, la Buona scuola, la mancata difesa di un simbolo della sinistra storica come l’Anpi, il fallimento sul referendum legato al ruolo del Senato, lo Ius soli recentemente aggiornato nello Ius culturae, la scarsa attenzione verso i poveri, gli operai, gli insegnanti, ecco gli errori macroscopici che, solo negli ultimi anni, vengono imputati, al fronte progressista. Una diaspora che continua ancor oggi, sotto varie forme. Nessuno si accontenta di un ruolo secondario e le scissioni sono ormai, all’ordine del giorno. Prima Bersani con la Sinistra, oggi Renzi con Italia Viva. Occorrerebbe cemento là dove tutto sembra friabile e incerto. E, nel frattempo, si continua a perdere. Tanto a livello nazionale quanto locale e non basta qualche confuso accordo di governo a stabilizzare quote e consensi. Un’erosione sconcertante e drammatica. Mentre gli intellettuali della sinistra continuano a far sentire, quotidianamente, il proprio dissenso su giornali, riviste, televisioni, tra i labirinti del mondo del cinema e della cultura. In un sistema che appare, ormai, senza più anticorpi.