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Quest’Italicum è da sostituire

Opinionista: 

Contro l’Italicum è stato costituito il “Coordinamento per la democrazia costituzionale”, appoggiato da M5S, Libertà e Giustizia, Comitati Dossetti, Articolo 21, Libera, Fiom e Cgil (le uniche organizzazioni dei lavoratori che si occupano di politica più che di sindacalismo), che si rivolgerà alla Consulta per farlo dichiarare incostituzionale. Ne fanno parte i “giuristi” Luigi Ferrajoli, Gustavo Zagrebelsky (ormai diventato bastian contrario), Felice Besostri, Gianni Ferrara, Massimo Villone, Pietro Adami, Nadia Urbinati, Sandra Bonsanti e i “politici” Pancho Pardi (chi si rivede), Cesare Salvi, Giovanni Russo Spena, Walter Tocci, Corradino Mineo, Felice Casson, Lucrezia Ricchiuti e Stefano Fassina. Riporto le argomentazioni del Coordinamento: “Il premio di maggioranza è una distorsione della rappresentanza perché assegnato a seguito del ballottaggio senza fissare una soglia minima. Teoricamente può accadere che chi ha ottenuto il 25% dei voti arrivi al 54 grazie al premio di maggioranza. Allora il voto libero e uguale previsto dall’articolo 48 dove va a finire? E il voto che deve essere diretto, come dice l’articolo 56? L’unica lista che elegge qualcuno con i voti di preferenza è quella che si prende il 40% al primo turno. Chi prende pochi seggi elegge solo i capilista. Facendo un calcolo, si otterranno da un minimo del 55% a un massimo del 70% di nominati. Questo contrasta con l’articolo 51 della Costituzione secondo cui tutti hanno diritto di candidarsi in condizione di uguaglianza”. Non entro nel merito. Mi limito a ricordare che nessun giurista del Coordinamento ha mai denunciato che venivano violati gli articoli 48, 51 e 56. quando si è votato dal 1946 al 1991 con la proporzionale e i voti di preferenza ma con i così detti “cappelli di lista”, i primi posti occupati dai segretari e dai maggiorenti dei partiti e poi gli altri candidati in ordine alfabetico (i vari Zurlini, Zanini e Zuccoli venivano sistematicamente trombati). Continuo a essere convinto che la Corte Costituzionale non ha il compito di verificare la costituzionalità delle leggi elettorali perché nessuno dei 138 articoli della Carta se ne occupa. Nemmeno gli articoli 48, 51 e 56 se letti correttamente. Ciò nondimeno è accaduto un fatto inaudito. Nel 2005 il Parlamento approvò il 21 dicembre 2005 la legge n. 270, che assegnava un premio alla coalizione che avesse ottenuto la maggioranza dei voti. Venne definita Porcellum perché non fissava la percentuale minima che dava diritto al premio e non prevedeva i voti di preferenza. Ma la Consulta si accorse della sua presunta incostituzionalità il 16 gennaio 2014, a distanza di otto anni e dopo che con questa legge l’ Ulivo di Prodi aveva vinto le elezione del 2006, il PdL di Berlusconi quelle del 2008 e il Pd di Bersani quelle del febbraio 2013. Ma la Consulta non ha ritenuto di dovere dichiarare “incostituzionale” l’attuale Parlamento, detto dei “nominati”, in quanto eletto con questa legge e dal disporne lo scioglimento. Una incoerenza che non è stata mai spiegata. I sostenitori dell’Italicum puntano sulla “governabilità” assicurata dal premio di maggioranza. Un “bene” considerato necessario per la crescita del Paese. Però non spiegano come mai la Spagna è da oltre otto mesi senza ministri e ha un tasso di crescita del Pil del 3,2%, tra i più alti d’Europa e tre volte maggiore di quello italiano. Un fatto, già verificatosi in Belgio, e che dovrebbe indurre a porsi alcune domande sulla utilità della politica. Magari leggendo il saggio “Post- democracy” di Colin Crouch. La verità è che l’Italicum, perfettamente costituzionale, non è emendabile. Va cestinato e sostituito dal sistema maggioritario dei collegi uninominali. Lo adottano gli Usa dal 1776, il Regno Unito, il Giappone e tanti altri Paesi democratici. Lo abbiamo adottato in Italia nel 1993 e ha dato la maggioranza al governo Berlusconi, caduto per un avviso di garanzia, nel 1996 e l’ha data al governo Prodi, caduto per l’inopinato disimpegno di Rc, e nel 2001 e l’ha ridata al governo Berlusconi, durato cinque anni.