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Rafa si è adeguato ai nostri vizi e virtù

Opinionista: 

Fosse partito prima, il Napoli oggi potrebbe giocare per lo scudetto e insidiare la potentissima Juve ch’è passata al San Paolo perché - come disse Benitez - “ci può stare” anche un errore arbitrale. Dopo quel momento
nero, è stata una galoppata trionfale, una sequenza di successi finalmente rivelatori di una qualità in cui non credeva quasi nessuno fino a quando la vittoria in Supercoppa ai danni dell’Eterna Nemica non ha sancito una verità solare e restituito anima a un gruppo che dopo la cacciata dalla Champions s'era fatto travolgere dalla depressione e da una serie di infortuni tattici clamorosi. Battere l'Udinese non era facile, si aspettava il radicale definitivo cambiamento rispetto al lungo periodo durante il quale gli azzurri regalavano punti alle cenerentole del torneo. Ed è venuto. Se dal punto di vista puramente tecnico continuo ad applaudire Sassuolo e Empoli - anche ieri positivi - è fuori di dubbio che la Squadra del 2015 è proprio il Napoli che ha felicemente imparato a correggere gli errori difensivi con la potenza dei suoi goleador, l'impagabile Higuaìn che fa coppia con Tevez il Terribile (e beata l'Argentina che li ha a disposizione) e il candido Gabbiadini, il bomber antidivo che la Juve ha snobbato costringendo la Sampdoria a cederlo, forse l'unico vero frutto del mercato di gennaio affollato di Podolski, Shaqiri e altri illusionisti, compreso quell'Eto'o che si capisce perché non ama lavorare con Mihailovic: semplicemente perché è diventato un ricco e "gordo" borghese. Il Napoli ha il merito di vivacizzare più della Roma la lotta di vertice per un posto in Champions e conferma il buon diritto a battersi ALMENO per il secondo posto (ho sentito illustri commentatori parlare anche di scudetto, nè mi sento di tacitarli...). Mentre Garcia cerca soluzioni ai suoi tanti problemi - e bontà sua se ha il coraggio di provare le grandi virtù pedatorie di Daniele Verde, il diciannovenne napoletano dall'aria caravaggesca - Benitez fa festa con uno spirito nuovo, felicemente adeguato alle virtù e ai vizi di un campionato che può essere dequalificato e tuttavia mantiene difficoltà naturali, storiche, superabili con altrettanto storici trucchi...all'italiana. Mi soccorrono le recenti stizzite dichiarazioni di Roberto Mancini, un primo della classe, che ha respinto ogni compromesso "italiano", contropiede et cetera. Con tipini come Higuaìn e Gabbiadini (per non dire dei loro meritevoli compagni) il Contropiede diventa Noble Art. Al favoloso risveglio del Napoli corrisponde la nuova vita della Fiorentina che molti temevano penalizzata dalla cessione di Cuadrado. La nota dolente in assoluto è rappresentata dal Milan. Si può capire la difficoltà di ricostruire una squadra pazientemente e accuratamente demolita negli stessi anni in cui veniva rifondata la Juventus post Calciopoli: non si può invece accettare, a quel livello (il Milan è ancora una delle due squadre più vittoriose del mondo) che i turbamenti del giovane Pippo lo spingano a dirsi contento della sua squadra dopo avere incassato tre schiaffi dalla cinica signora rimodellata da Allegri che si diceva non fosse all'altezza di Conte. A proposito del quale mi sento di dire - confermandogli la personale stima - che sbaglia a sparare sulla Lega dei Padroni del Vapore che gli nega gli stage. Il campionato italiano ha tanti difetti ma cercherei di risolverli in ordine di importanza. E oggi ripartirei da Parma. Uno scandalo.