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Referendum: cittadini di qua, il potere dall’altra parte

Opinionista: 

Cari amici lettori, la scorsa settimana vi ho descritto la mia nausea nascente dall’inutile pioggia di pseudo notizie false e tendenziose relative al Covid, pioggia che continua e infittisce, tentando di farci credere che ci avviamo verso un nuovo allarme rosso. Oggi vi sottopongo un nuovo motivo di disgusto, nascente dal ciclone di pareri sul voto da dare al referendum. Premetto che io non ho un’opinione precisa e definitiva in proposito, salva un'idea fondamentale: l’eventuale riduzione del numero dei parlamentari non produrrà alcuna rivoluzione, lasciando che il funesto andazzo della vita pubblica italiana continui come prima e peggio di prima. Sono convinto, del resto, che il comune cittadino, alla presa con problemi ben più gravi, se ne fotte altamente: provate, a fine mese, a controllare la percentuale dei votanti in quelle regioni dove non concorre il voto regionale amministrativo. Non è un caso che gli argomenti paludati dei costituzionalisti e degli altri esperti, professionisti o dilettanti che siano, risultino di difficile comprensione e suscitino scarso interesse. Il cittadino medio è ormai del tutto convinto che i politici, parafrasando e fedelmente seguendo il Tancredi di Tomasi di Lampedusa, al più vogliono che tutto cambi, purché tutto rimanga com’è. Per cambiare qualcosa, occorrerebbe una rivoluzione, non una qualsiasi riforma: egli sa bene, anche se non ha letto il “Purgatorio”, che “Le leggi son, ma chi pon mano ad elle?”. In effetti, gli argomenti che possono indirizzare l’elettore (se indotto al voto dal desiderio di scegliere gli amministratori locali) sono quelli dettati dalla previsione dell’unico possibile effetto del risultato referendario: quello che si riferisce al futuro elettorale, ammesso che l’Italia “contiana” abbia ancora un simile futuro. Vediamo. Il “sì”, riducendo il numero dei parlamentari, potrebbe incidere sull’elezione del Capo dello Stato, assegnando maggior rilievo ai rappresentanti delle regioni, in maggioranza di centro destra. Sembra vero e sarebbe un’ottima ragione per il sì, ma la riduzione vale per il prossimo parlamento e i contiani non hanno alcuna intenzione di “concederci” il voto politico prima che scada il mandato di Mattarella. Il “no”, invece, eviterebbe un ritardo nella “concessione” delle elezioni politiche, con il pretesto di dover necessariamente cambiare la legge elettorale. Anche questo sembra vero e sarebbe un’ottima ragione per il no, ma i contiani, se vogliono cambiare la legge elettorale, lo faranno in ogni caso e, comunque, non hanno alcuna intenzione di farci quella “concessione” se non il più tardi possibile. La verità è che il referendum, come il coronavirus, è fuori del mondo reale e non ci aiuta a evitare la corsa verso un mondo peggiore. Si tratta di feste e forca volute da un potere che non distribuisce farina, ma tutt’al più biscottini, a condizione che questi siano prodotti dalla ditta che li consiglia negli spot televisivi. Il problema, non posso stancarmi di dirlo, è un mondo senza Dio, tranne il dio Denaro, salvo il caso che passiamo nel campo di Allah. Ma tra lui e lei scegliere non saprei: non saprei se scegliere Soros o un califfo, Bill Gates o un sultano. In entrambi i casi, quell’incredibile dono di Dio, la libertà che ha permesso finanche il peccato, scomparirebbe del tutto. Mi vien da ridere all’idea, così diffusa nell’ignaro gregge dell’umanità contemporanea, che la civiltà avrebbe abolito la schiavitù: quale schiavista del passato ha mai pensato di inoculare alle sue vittime un congegno in grado di dominare la loro psiche e ottenere il comportamento in quel momento più gradito al padrone? E tutte le chiacchiere sulla libertà di religione? Si era mai visto nei millenni un comportamento come quello del governo italiano che, col pretesto di una gonfiata pandemia, ha chiuso i luoghi di culto cristiano? Questo è avvenuto, sì, ma nella Russia di Stalin, che professava l’ateismo, o nei paesi islamici, ove il cane infedele non merita tutela! Cosa possono fare i vecchi come me, che non sono più in grado di reggere un’arma pesante per assaltare i centri del potere? Pregare, ma pregare l’essere celeste competente per questa difficile pratica. Il mio pensiero va in prima istanza a Santa Giovanna d’Arco, che non a caso il potere dell’epoca volle bruciata sul rogo. Poi però, penso che sia più appropriato di ogni altro San Michele Arcangelo, quello che prima dell’inizio dei tempi già sconfisse una volta Satana, nostro attuale padrone. Non è un caso, infatti, che il Concilio Vaticano Secondo abbia tolto dalla Santa Messa in lingua moderna non solo il Vangelo finale di San Giovanni, così come aveva profetizzato Santa Caterina Emmerich due secoli fa, ma anche la preghiera finale a San Michele, che Leone XIII aveva inserito proprio per combattere questa battaglia che, al momento, stiamo perdendo.