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Renzi e la “sindrome” dell’accerchiamento

Opinionista: 

Non vi è dubbio che la fase della “Veni, vidi, vici” va esaurendosi per Matteo Renzi. Nella “civiltà” dell’immagine, bastano un paio di “colpi” negativi e vai giù. E diventa difficile invertire la rotta. Come diventa difficile sfuggire alla “sindrome” dell’accerchiamento, per uscire dalla quale si cade nelle affermazioni velleitarie. Sulla tragedia, davvero epocale, dei migranti Renzi, “abbandonato” dalla Merkel e da Hollande, con l’orgoglio della… disperazione, si è lasciato andare ad roboante “faremo da soli”. Eppure la sua proposta di intervenire “a monte” nei Paesi dove forte è la crisi umanitaria, che spinge milioni di persone alla fuga, è certamente intelligente. Tuttavia in un tempo in cui tutti, Merkel ed Hollande in testa, cercano di salvaguardare le proprie posizioni, politiche e personali, dall’incalzare dei populisti, non bastano le proposte intelligenti. Servono quelle popolari, quelle che non ti fanno perdere voti, anche se sono sbagliate e contraddittorie con quello che dovrebbe essere il “credo” di riferimento. Penso ad Hollande, uno dei leader del Partito del Socialismo Europeo, che nel proprio “credo” ha ben altre posizioni che quelle di “sparare” sui migranti sugli scogli di Nizza o di Calais. O, ancora più grave, che consentire alla Gran Bretagna, a sue spese, di costruire un Muro in terra di Francia, proprio a Calais: le ossa di De Gaulle e di MitterRand si staranno rivoltando nella tomba. Altro che Grandeur, questa è pura subalternità. Come che sia, non più di un mese fa, Matteo Renzi, con l’incontro di Ventotene, proprio con Angela Merkel e François Hollande, sembrava davvero il “motore” con i propellente giusto per far ripartire l’Europa. Addirittura nel segno di Altiero Spinelli, e del suo Manifesto, ed in quello dei Padri Fondatori. L’incontro a Maranello, ancora con la Merkel ed una rappresentanza del suo Governo, sembrava aver rafforzato l’impressione che l’Italia fosse rientrata nel “giro” che conta, dopo le “derisioni” al fu Cavaliere. È bastato il vertice informale di Bratislava per evidenziare che quello visto era solo fumo, la realtà era ben diversa ed aveva ancora l’imprimatur di Angela Merkel, impaurita per giunta dalle sconfitte ripetute, della economia e degli interessi tedeschi. Anche se quella conferenza stampa, Merkel-Hollande, appariva una sbiadita riedizione dell’eterno “asse” Berlino-Parigi. La esclusione di Renzi dalla conferenza stampa a due appariva anche come una “punizione” per il suo velleitarismo guascone nell’aver partecipato all’incontro di Atene fra i Paesi del Mediterraneo, appartenenti alla Unione Europea. Ora anche il vertice di Berlino di mercoledì prossimo, presente anche il presidente Juncker, sull’Agenda Digitale vedrà assente un sempre più inquieto premier. Tutto si tiene, per ora. Lo spirito di Ventotene appare preistoria. Epperò, a parte la precaria posizione di François Hollande, è la Merkel ad essere maggiormente a rischio come dimostrano le recenti sconfitte nel suo Land ed a Berlino. Certo l’incontro del 18 di ottobre a Washington con Barak Obama, l’ultimo della sua Presidenza, ed il Vertice a Roma del prossimo marzo per i 60 anni (Roma, 5 marzo 1957) del Patto Fondativo d’Europa, saranno delle buone occasioni per tornare in auge. Senza dimenticare, però, che, nell’intervallo, ci sarà stato il Referendum Costituzionale. Con tutto il suo carico di incognite. OLIMPIADI 2024. A parte le questioni del bon ton e le altre sulle diatribe relative alle conseguenze erariali per le risorse già spese, sorprende la… sorpresa per il No del sindaco di Roma all’Olimpiadi del 2024. La campagna elettorale recente, soprattutto il ballottaggio con il democratico Giacchetti, era stata, anche strumentalmente per il Pd, incentrata proprio sul tema della partecipazione di Roma alle Olimpiadi. Ed i romani, clamorosamente ed a larghissima maggioranza, avevano detto No, votando la Raggi sindaco. Ora si può discutere sul fatto davvero riprovevole sul piano della correttezza istituzionale, che sia stato Beppe Grillo, prima del sindaco e del consiglio comunale, ad annunciare quel No; si può discutere che un evento di tale portata, sicuramente nazionale, sia affidato alla decisione della sola città candidata; ma non si può dire che i termini della questione non fossero chiari e che gli elettori non ne avessero consapevolezza. Piuttosto rammarica che si discetti, e si discuta, su costi, sprechi, ruberie possibili, manutenzione di impianti abbandonati, ma non si stia dicendo una sola parola sulla grande Festa dello Sport che è una Olimpiade. E sulla emozione che avrebbero vissuto, come nel 1960, migliaia di atleti e milioni di spettatori. Per Roma, Città Eterna, palcoscenico inimitabile per una grande festa dello Sport, come solo una Olimpiade sa essere. In questo senso davvero peccato!