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Riuscirà Giuseppe Conte a mangiare il panettone?

Opinionista: 

Quanto potrà durare il governo numero 2 di Giuseppe Conte? L'interrogativo rimbalza da una stanza all'altra dei palazzi della politica e neppure che sono stati i più accaniti sostenitori della formazione di questo esecutivo riescono a dare una risposta tranquillizzante. C'è addirittura chi, tra gli esponenti della stessa maggioranza, come Enrico Letta, evoca la possibilità che il presidente del Consiglio sia costretto a rassegnare le dimissioni prima di Natale e parla di "Vietnam parlamentare" per denunciare l'esistenza di una sorta di "guerriglia" in atto tra le forze della coalizione, destinata a minarla dall'interno. Può darsi che l'ipotesi formulata da Letta sia eccessivamente cruda, ma che l'accordo a tre (cinquestelle, Pd, Italia viva)sia fortemente a rischio è fuor di dubbio. Era chiaro a tutti, del resto, che quella nata per evitare le elezioni anticipate auspicate da Matteo Salvini fosse ,un'alleanza anomala e ancor più lo è diventata ora che la scissione di Matteo Renzi ha portato da due a tre le componenti dell'intesa sulla quale il governo si regge. Diciamolo francamente: a tenerle insieme è soprattutto la paura che il voto porti al potere Salvini, con tutte le conseguenze che ciò comporterebbe: la rottura con gli alleati europei e una crisi economica senza precedenti. La paura, tuttavia, è, com'è noto, una cattiva consigliera e, comunque, non può essere il cemento che tiene in piedi un'alleanza di governo. Ma, soprattutto, a complicare la vita del governo concorrono fattori diversi e complessi che contribuiscono a fornire un quadro politico di precarietà e di incertezza. I cinquestelle, dopo il non facile e certamente traumatico passaggio dall'alleanza con la Lega a quella con il Pd, sono sotto choc, lacerati da contrasti interni, insoddisfatti, in settori sempre più consistenti della loro rappresentanza parlamentare, della leadership di Luigi Di Maio. Il Pd stenta a rimarginare le ferite aperte con la scissione di Matteo Renzi e non ha trovato nell'opaca segreteria di Nicola Zingaretti la guida capace di galvanizzare una militanza delusa e depressa. Quanto alla terza componente della maggioranza, quella dell'"Italia viva" renziana, anche questa costituisce, or, un "caso". Renzi è, senza dubbio, nel desolante panorama politico del nostro paese, l'elemento più brillante, ma certi suoi atteggiamenti certamente non giovano a assicurare una navigazione tranquilla al governo che forse ha più di ogni altro contribuito a creare. E per almeno due ragioni. La prima è che Renzi ha bisogno di dare visibilità al partito al quale ha dato vita è per questo è indotto ad assumere iniz.iative che turbano l'equilibrio dei rapporti nella maggioranza (basti pensare al tumultuoso rapporto con Giuseppe Conte); la seconda è che, per sua natura, il leader di "Italia viva" è portato a correre da solo è male sopporta i condizionamenti che pure, in una coalizione, sono inevitabili. Stando così le cose, è lecito chiedersi se il presidente del Consiglio sia in grado di "mangiare il panettone", se riuscirà, cioè, a sopravvivere sino al prossimo Natale. Servirebbe un po' di buonsenso per evitare quello che Darwin definiva "il sentiero dell'errore". Ma il buon senso, nel nostro mondo politico, è merce rara.