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Se diventassi sindaco giù le Vele di Scampia

Opinionista: 

Caro direttore, ecco le risposte alle dieci domande poste, nell’articolo pubblicato sul vostro giornale, da Michele Di Salvo, a noi candidati alle primarie del Pd. 1) Dell’amministrazione de Magistris salvo l’assunzione a tempo indeterminato di trecentosettanta maestre per le scuole comunali e pubbliche di Napoli. È stato senz'altro uno dei pochi segnali positivi lanciati negli ultimi anni da questa giunta, soprattutto perché in controtendenza con le politiche per l’istruzione degli ultimi governi nazionali. Boccio la scelta del sindaco di non sostituire i membri del cda di Abc che si sono dimessi nello scorso luglio e di proseguire col commissariamento dell’azienda, una scelta incomprensibile per un'amministrazione che ha fatto della difesa dell’acqua pubblica una delle proprie bandiere. Altro grave errore è stato la scelta di isolare Napoli per condurre una battaglia politica personale contro Matteo Renzi. Piuttosto che andare allo scontro, io pretenderei che il presidente del Consiglio scendesse da Roma ogni mese, perché i problemi di Napoli sono problemi dell’Italia. 2) Credo che il sindaco di Napoli debba scegliere una squadra che sappia coniugare competenza amministrativa e visione politica. Per questo motivo vorrei con me in giunta Isaia Sales come assessore alla Legalità, Marco Rossi Doria come assessore all’Istruzione e recupererei molto volentieri anche alcuni exassessori di de Magistris come Realfonzo e Tuccillo. 3) Se dovessi diventare sindaco di Napoli, prima di tutto farei abbattere le Vele di Scampia, emblema di una politica che non ha fatto altro che emarginare le periferie costruendo quartieri dormitorio e nella cui assenza la camorra ha trovato solamente terreno fertile. Poi recupererei l’exmanicomio giudiziario “Leonardo Bianchi”, una struttura grande quanto il centro storico di Bologna, per farne la città delle startup. Infine, creerei un’agenzia che aiuti i giovani che si attivano per uscire dal lavoro nero e ripristinerei o rafforzerei almeno sei mense per chi è in difficoltà con annessi ambulatori e rifugi notturni. 4) La volontà di chiudere con la stagione del centrosinistra ed il successo di de Magistris alle ultime amministrative si spiegano, secondo me, con le esperienze non positive degli ultimi mandati di Bassolino alla regione e della Iervolino al Comune, oltre che con lo scandalo delle primarie. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che in quel periodo emerse una forte richiesta di cambiamento e di radicalità che il Pd non seppe intercettare adeguatamente (penso anche alle esperienze di Cagliari e di Milano). È incredibile che i responsabili di quel fallimento ricoprano ancora ruoli importanti all’interno del Pd napoletano. 5) Nel Pd abbiamo spesso posizioni anche molto diverse ed è difficile, a volte, arrivare ad una mediazione. Per fortuna, però, siamo un partito in cui si discute ancora e in cui le decisioni non sono prese dai primi che capitano su un blog o imposte da qualche improbabile leader la cui parola è legge. 6) La differenza si spiega con la totale assenza del Pd napoletano sul territorio. Più volte ho definito il partito in città “uno stato d’animo” e, se non fosse per noi Giovani Democratici, non sapremmo più cosa voglia dire stare nelle piazze. Siamo noi che organizziamo la festa dell’Unità e le campagne d’ascolto e di sensibilizzazione e siamo noi a prenderci gli insulti e a metterci la faccia per le scelte talvolta sbagliate dei nostri dirigenti. C’è da dire, inoltre, che in questi cinque anni il Pd napoletano (mi riferisco soprattutto ai nostri consiglieri comunali) non ha quasi mai rappresentato un’alternativa credibile all’attuale amministrazione. Solo noi siamo stati in grado di costruirla, giorno per giorno, ed è per questo che mi sono candidato. 7) Escludo queste alleanze nella maniera più assoluta (posizione che de Magistris sembra invece non condividere). Stiamo parlando di partiti che rappresentano il peggio del trasformismo e della connivenza tra politica e camorra, che sono il vero ostacolo per chi vuole cambiare le cose qui in Campania. E poi non mi convince il ragionamento per il quale il consenso si recupera sommando sigle e partitini, oggi non funziona più. L’unico modo per poter arrivare al ballottaggio è recuperare il nostro elettorato deluso, disperso tra gli astensionisti, i sostenitori di De Magistris ed il M5S. Mi piacerebbe che almeno su questo ci fosse pieno accordo tra noi candidati del centro-sinistra, ma i miei competitors, fino ad ora, non hanno rilasciato alcuna dichiarazione in proposito. 8) Ovviamente lo riteniamo possibile, altrimenti non ci saremmo mai candidati. Innanzitutto dobbiamo pensare a risolvere la questione affittopoli, esempio plastico di come nemmeno quest’amministrazione abbia saputo o voluto spezzare questo “ingranaggio di interessi”. 9) Per me non è un problema che il centro storico sia chiuso al traffico, credo che sia una misura di civiltà. Il nostro centro storico, col suo immenso patrimonio monumentale, muore se non siamo capaci di tutelarlo. A far male al nostro centro storico sono, per esempio, Caldoro e De Magistris, che non avrebbero dovuto tagliare e avrebbero dovuto spendere i soldi del Grande Progetto Unesco (anche se è doveroso precisare che 100 milioni sono pochi rispetto agli interventi necessari). Io aprirei immediatamente un tavolo con la Regione, col Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e con la Sovrintendenza per stilare un elenco di interventi di restauro per le chiese e i palazzi storici che ne hanno la maggiore urgenza e per farli finanziare con fondi europei. Si tratta innanzitutto di una questione di sicurezza: quanti edifici fatiscenti e pericolanti rischiano di farci vedere un remake della storia di Salvatore Giordano? 10) Al di là delle polemiche sulla sua legittimità, come prima cosa parteciperei alle sedute della cabina di regia, è incredibile che il sindaco di Napoli diserti la discussione su Bagnoli. Dopodiché bisogna tener presente che l’area dell’ex Italsider è stata salvata dalla speculazione edilizia, paradossalmente, proprio dall'industria, e che su di essa vige, dal ’96, un vincolo paesistico della Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici. Per cui mi batterei, all’interno della cabina di regia, per realizzare immediatamente dopo la bonifica il parco pubblico di centoventi ettari e la spiaggia pubblica, che sono, secondo me, le cose di cui il quartiere e la città hanno più bisogno. 

* candidato alle primarie del centrosinistra a Napoli