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Sindaco così uccidi, non amministri la città

Opinionista: 

Signor Sindaco, Lei politicamente è insufficiente. Lei con le sue dichiarazioni, ha contribuito, mi auguro involontariamente, a creare un clima non idilliaco. Lei ha in tal modo ferito l'immagine di Napoli, ha allontanato le speranze di un popolo. Napoli non ha bisogno di violenze, ma di lavoro, di un piano generale di risanamento urbano e sociale. La città da Lei amministrata è ridotta a brandelli, dalle periferie abbandonate (da Scampia a Secondigliano, a Soccavo e Pianura). Tutto è fuori dalla normalità. Il Centro storico ridotto ad un cortile di paese. Veda la ferita della Riviera di Chiaia, veda l'abbandono costante dei Decumani. Che delusione, che rabbia, che vergogna. Chi ha veramente a cuore una città, chiede la partecipazione attiva delle Istituzioni, ne cerca il confronto, propone idee, invita alla partecipazione quanti amano Napoli. Lei invece rompe con il governo nazionale su Bagnoli: e già in quelle giornate vi furono le "prove tecniche" della mobilitazione della piazza. Poi entra in collisione con il governo regionale sfidando più volte il presidente Vincenzo De Luca. Ora se la prende con Salvini, facendolo balzare agli onori della cronaca nazionale e addirittura europea. Perché? Un comizio, quello del leader della Lega, che se si fosse svolto nella normalità, avrebbe occupato sì e no mezza pagina dei giornali locali e qualche servizio di pochi secondi su radio e televisioni. Lei ha dato un significato spropositato all'evento, se le è presa addirittura con il ministro dell'Interno che ha garantito lo svolgimento della manifestazione di Salvini, alludendo a misure adottate solo per l'emergenza rifiuti. Così, a mio parere, non si amministra una città come Napoli, ma la si uccide. E Lei con i suoi atteggiamenti ne sta diventando il responsabile politico. I Centri sociali, gli antagonisti, quelli ai quali Lei ha più volte fatto riferimento, non si accontentano di essere le sue comparse, ora vogliono essere loro i protagonisti, e con loro Lei dovrà fare i conti. O li seguirà sulla strada della contestazione globale o ne sarà prigioniero.