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Sosta propizia ma con Carletto restano in pochi

Opinionista: 

Nell’ennesimo turno segnato da varie ed eventuali applicate a quello che dovrebbe essere un testo sacro, e cioè il regolamento, da parte degli arbitri una storia a parte la mette in scena il Napoli. Pessima partita, confusione generale, la “rete” intesa come web che diffonde falsi scambi di messaggi per depistare, donne amiche del parrucchiere che raccontano come la compagna di o la moglie di quell’altro abbia confidato che etc etc. Un papocchio colossale. Non si salva nessuno. Ricapitolando: il presidente innesca la miccia, cogliendo però un malessere. Vero è che il fuoco alle polveri è partito dopo che il clan Ancelotti e quello di Insigne avevano lasciato trapelare di un incontro cordiale e costruttivo a Castelvolturno alla presenza di Raiola e Giuntoli. Adl, approfittando della convenzione col Comune per il San Paolo, adoperò la siepe di microfoni e taccuini per cantarne quattro in particolare ad Insigne giusto 24 ore dopo. Strategia? Mah. Poi alla vigilia della trasferta di Salisburgo il “pezzi de merda” per svariati commentatori, in particolare online, e le marchette cinesi di Callejon e Mertens. Quindi il ritiro imposto e non condiviso apertamente a parole da Ancelotti e nei fatti dai calciatori che dopo la gara con gli austriaci se ne sono tornati a casa. Sbagliando. Le regole vanno rispettate, anche se sgradite. E infatti nessuno tra loro ha avuto il minimo di esperienza di capire che mentre il silenzio stampa (peraltro pratica quasi quotidiana di qualcuno non si sa se parli in falsetto o con tono baritonale) avvantaggiava ulteriormente la società, l’allenamento a porte aperte per gli abbonati al San Paolo ma soprattutto l’esposizione negli ampi vialoni di Fuorigrotta sarebbe diventata un’aula di tribunale. Rispetto è la parola d’ordine: e bene fanno i tifosi a chiederlo. A tutti. Ma in particolare a chi va in campo, perché la società ha un’organizzazione patriarcale e si sa, con falle vistose su molti fronti, ma ragionando con la pancia del tifoso, il presidente ha reso una ruzzolata un tracciato altrimenti in pari per i calciatori. Oggi loro sì colpevoli a campo aperto. Inutile il simbolico gesto del cerchio confratellesco prima del via col Genoa, considerando poi la risposta in campo quasi una provocazione. In tutto questo la figura nel fuoco amico è Ancelotti. Si è dissociato dalla volontà della squadra di non andare in ritiro, e ha confermato di essere uno che conosce bene le regole. Pur non apprezzandole. Ma inevitabilmente si è scollato dalla squadra, al di là delle chiacchiere sul suo modo patriarcale di imporre figlio e genero secondo accuse sparse ovviamente in rete laddove oltre alla tifosa tredicenne che chiede impegno e cuore, è apparsa la fidanzata di Davide che ha snocciolato il curriculum da guinnes del giovane rampollo. Tutto ciò, anziché chiarire, serve per ulteriore confusione laddove c’è una società che nel momento clou affida l’operazione risanamento alla sosta. 12 nazionali in giro, De Laurentiis in California per impegni cinematografici: Ancelotti con chi avvierà la cucitura? Che nello staff entri in segreto un medium capace di unire menti e anime? Nel calcio non sarebbe la prima volta: si favoleggiava che anche l’immenso Liedholm chiedesse aiuto ad un veggente. Era un altro calcio, o no?